Kindle Oasis (2017) 9a generazione

Lo scorso autunno ho acquistato il nuovo Kindle Oasis da 8GB. La seconda versione del top di gamma della famiglia eReader di Amazon.

Ho deciso di puntarci per due motivi. Il primo, il mio vecchio Kindle (di ormai almeno 8 anni fa) stava tirando le cuoia e l’assenza di retroilluminazione mi stava infastidendo non poco, soprattutto nelle mie letture notturne.

Tuttavia, solo la scorsa settimana sono riuscito a utilizzarlo intensivamente.

L’Oasis ha un’ergonomia abbastanza interessante, ha una parte convessa sul retro che permette la presa con una mano sola e due tasti fisici di supporto, oltre allo schermo touch, per avanzare o retrocedere nelle pagine.

Non importa quale sia la vostra mano dominante, lo schermo è in grado di ruotare di 360° in modo da permettere di utilizzarlo indistintamente con la destra o con la sinistra.

La batteria

Mantenendo la luminosità automatica e la modalità aereo attiva e con qualche sync realizzato in Wi-Fi, la batteria del Kindle Oasis è durata 3 settimane senza la necessità di essere ricaricato. Con sessioni di lettura di intorno 1 ora e 30 min abbondante al giorno.

Sono abbastanza soddisfatto del risultato, permettendomi di partire senza cavi e senza l’apprensione che si sarebbe scaricato. Mi sarei aspettato di più, ma leggendo un po’ online si può prolungare la durata della stessa di un paio di settimane in più se si controlla il livello di luminosità manualmente e la si mantiene costantemente tra il 9 e il 10.

Impostazioni e aggiornamento pagina

Le impostazioni dell’Oasis consentono di fare moltissime cose, talune ereditate dai precedenti modelli di Kindle: condivisione sui social, sottolineare e prendere note, apprendimento di nuove lingue, un browser sperimentale, acquistare nuovi eBook etc.

Ma c’è una funzionalità sulla quale mi sono soffermato e non ne comprendevo l’utilità: Aggiorna pagina

Spulciando online ho dato conferma a quanto supposto. La funzionalità permette di attivare o disattivare il “refresh” dello schermo una volta che si cambia pagina. Cosa significa?

Se si guarda attentamente lo schermo dopo che si è girata pagina si può notare un effetto chiamato “ghosting”, alcune tracce dei caratteri della pagina precedente rimangono sullo sfondo. È un effetto molto difficile da notare, lo si inizia a percepire se si è una sessione di lettura continuativa di 100+ pagine senza aver spento o messo in pausa il Kindle. La convenienza di avere questa funzionalità settata su Spento è quella di avere una scorrevolezza più morbida tra una pagina e l’altra e un consumo minore della batteria.

Io l’ho lasciata sempre su Spento e non ho notato nessun effetto ghosting particolarmente accentuato. Scomparso subito dopo lo stand-by e la riaccensione successiva.

Mentre lasciarla su Acceso eviterà sì la comparsa dell’effetto ghosting in toto, ma si avrà un sobbalzo di una frazione di secondo tra le due pagine. C’è da specificare che di tanto in tanto il Kindle procede in automatico a fare un refresh dello schermo anche se la funzionalità è settata su Spento, idem avviene nel momento in cui il Kindle va in stand-by e poi viene riacceso.

La cover

Ho acquistato la cover in tessuto originale Amazon. Stranamente da quando ho ordinato l’eReader la custodia non è mai stata disponibile (ma ne trovate su ebay ancora intonse a prezzi decenti), né nella versione tessuto né in quella in pelle, con Amazon che suggerisce gli acquisti di accessori di terze parti. L’ho pertanto dovuta acquistare usata, ma in condizioni fortunatamente eccellenti.

Anche per gli altri miei accessori elettronici prediligo l’acquisto di accessori originali, mi è sempre sembrato che l’attenzione e la cura per i dettagli non è minimamente comparabile ai prodotti “non originali”.

Nonostante la custodia abbia recensioni mediamente negative, fa comunque il suo dovere, protegge bene la parte più importante e fragile, lo schermo, incastrandosi perfettamente con la parte concava dell’Oasis.

Usabilità

In generale il passaggio da uno schermo verticale a uno sostanzialmente quadrato non mi ha destabilizzato più di tanto, anzi, mi ci sono abituato praticamente subito. La leggerezza e l’impugnatura ergonomica consentono dopo poco di dimenticare il supporto fisico che si sta “reggendo”, consentendo di immergersi soltanto nella lettura.

La cover scelta, così come le tante altre proposte su Amazon, ha la possibilità di piegarsi su se stessa consentendo di fungere da piedistallo e utilizzare il Kindle appoggiato su una qualsiasi superficie, così come ho fatto durante il mio viaggio in aereo, lasciando l’eReader sul tavolino.

Conclusioni

Esteticamente rimane piuttosto anonimo, cercando però di distaccarsi un po’ dalla concorrenza, cambiando dopo tanti anni la classica forma a libro e abbracciando maggiormente l’ergonomia e la facilità con cui si deve reggere in mano. Riuscendoci pienamente a mio avviso.

Il materiale utilizzato per rivestire la parte posteriore è un alluminio molto resistente che non teme né acqua né sabbia. Non so dirvi la tenuta dello schermo, in quanto ho deciso di proteggerlo con una pellicola trasparente.

Tra i tanti “aggeggi” elettronici in mio possesso, il Kindle Oasis è sicuramente tra gli acquisti più azzeccati. Fa ciò che deve, lo fa meglio di qualsiasi altro (ho provato per qualche settimana un Kobo Aura HD, ma 👎🏻) e il prezzo, dopo un utilizzo intensivo, diventa più che giustificato.

★★★★

La Casa Di Carta

Finalmente ho terminato la visione de La Casa Di Carta. La serie TV Netflix di produzione spagnola, divisa in due parti, che racconta la storia di un’epocale rapina alla zecca di stato di Madrid.Il classico stile heist movie, ricalca tanti cliché del genere. I nomi di città per identificare i personaggi protagonisti, la resistenza contro il Sistema, il farci apparire i cattivi come buoni e i buoni come cattivi.L’intreccio viene snocciolato da uno dei personaggi, Tokyo, raccontato dal suo punto di vista come voce narrante. Il colpo del secolo ha una piano perfetto e studiato nei minimi dettagli dal Professore, il cervello di tutta l’operazione che mette insieme un gruppo di disperati, ognuno con la propria storia personale e motivazioni che l’ha condotto sin lì.[embed]https://youtu.be/ebPRR4CVNLU\[/embed\]La fiction ha come minimo comun denominatore il surrealismo. Dalla scelta del travestimento con l’utilizzo di una maschera di Dalì da parte dei rapinatori, fino ad alcune scene di dubbia credibilità circa l’incapacità della polizia nel poter affrontare lo “scacco matto” della banda.Queste prime due parti (sono già state confermate le parti 3 e 4) sono eccessivamente prolisse, molti episodi sono superflui per la comprensione della trama, ma forse indispensabili per approfondire molto bene il profilo dei personaggi.Senza contare i colpi di scena, stressati in maniera estrema, che caratterizzano in abbondanza ogni puntata. Il plot twist è sempre dietro l’angolo e forse anche questo aspetto alimenta l’aura di surrealismo di cui la serie è intrisa.Non mancano le citazioni e rimandi alla filmografia di genere. Le scene di stallo a “Le Iene” di Tarantino, Il tuffarsi su una montagna di soldi come in Breaking Bad, la voglia di riscatto come in “V per Vendetta”, il significato potente della “maschera” come in Superman etc. La Casa di Carta è un continuo rimando e celebrare un grande miscuglio di rivincita e libertà fatto di antipatia verso il Sistema.[embed]https://youtu.be/XYWnzNwHF0E\[/embed\]Infine, l’amore. Per come viene trattato l’argomento sembra il più delle volte di trovarsi in una puntata del Grande Fratello o Tempation Island per la facilità con cui alcuni dei personaggi cambiano partner.Tuttavia è innegabile che il fil rouge dell’amore faccia da generatore di empatia nei confronti di tutti i rapinatori, il cui profilo viene sviluppato perfettamente nel corso della serie senza scadere in stereotipi o banalità, e sarà poi l’elemento scatenante delle tante difficoltà nel procedere della rapina.

Perché guardarlo?

La Casa di Carta ha il pregio di tenerti incollato allo schermo. Regia, fotografia e colonna sonora sono eccellenti. Nonostante il costante climax di avvenimenti sia più vicino al paradosso che alla realtà, non si può fare a meno di andare avanti e scoprire cosa ne sarà del destino di questi antieroi che resistono per la libertà, senza rubare realmente a nessuno.Penso sia LA serie da seguire in questo 2018 ancora scarno di grandi colpi di scena. Dagli attori scelti, al doppiaggio eccellente in lingua italiana (benché comprensibilissima in Spagnolo, la voce reale dei personaggi non rende giustizia), La Casa di Carta è la dimostrazione di come si possano creare degli ottimi contenuti a livello locale senza dover essere necessariamente a Hollywood.E in questo Netflix sta facendo un eccellente lavoro nel portare alla ribalta attori poco famosi, ma qualitativamente molto validi, così come accaduto anche per Suburra in Italia.Sicuramente da guardare.★★★☆

Vampyr: La recensione

Gli sviluppatori DontNod, gli stessi di Life is Strange e prossimi a pubblicare Twin Mirror (uno dei pochi giochi che mi hanno colpito dell’ultimo E3), hanno rilasciato un paio di mesi fa un titolo sul quale ho messo gli occhi dall’unveiling un paio di anni or sono: Vampyr.Il gioco è ambientato nel 1918 in una Londra avvelenata e contaminata da una pestilenza non ben identificata. Vestiamo i panni di Jonathan Reid appena rientrato dalla guerra in Francia, scopriamo immediatamente di essere diventati vampiri. La prima vittima non appena riaperti gli occhi: nostra sorella.Un tratto distintivo che caratterizzerà tutto il nostro cammino per risolvere le tante domande scaturite proprio da questo avvenimento. Il nostro ruolo di medico rispettato, un ospedale dove nascondersi e fabbricare intrugli necessari ad aumentare le nostre skill e una sete di sangue perenne. Gli ingredienti di un RPG dai toni molto scuri scuri in una Londra gotica e senza speranze.Due anime. Due nature. Scoprire e sviluppare quella infima e far diventare chiunque uno spuntino dal sangue succoso, o la seconda, quella misericordiosa ma dal percorso più tortuoso. Siamo di fronte a una costante scelta su chi vogliamo essere, su come vogliamo influenzare i vari quartieri, su come vogliamo che gli altri abitanti ci considerino.Il dialogo e il testo sono tutto. In Vampyr la scelta dei DontNod è stata quella di lasciare alla fase testuale la parte più importante ove poggiare e scoprire tutto riguardante la storia. Si passa dagli appunti e lettere molto approfonditi sparsi per tutto il gioco che denotato un grandissimo studio riguardante il mondo dei vampiri, a dialoghi iper verticali da scambiare con i singoli personaggi che hanno sempre molto da dire su loro stessi, sulla situazione di Londra, sull’influenza spagnola e infine sugli intrecci con i vari abitanti del quartiere in cui risiedono.Il fulcro del gioco sta proprio qui. L’interconnessione tra i vari protagonisti dei quartieri è il vero fil rouge per comprendere le ragioni di questa strana epidemia, l’auto consapevolezza sul perché e il percome siamo diventati dei vampiri e il cercare di assolvere il peccato più grande di tutti: l’uccisione di un’amata sorella. Se la parte di combattimento l’ho trovata estremamente pessima, i movimenti di camera scomodi e poco efficaci, le mosse del personaggio ridotte praticamente a due e una poca distinzione tra le varie armi, quella dello sviluppo del personaggio è a dir poco distinta.

Mordere, uccidere abitanti, boss o i vari nemici sulla nostra strada si trasformano in punti esperienza* che permettono di sbloccare varie abilità che passano dall’aggressività fino al potere di auto curarsi. Consiglio vivamente di curare particolarmente, e di conseguenza potenziare, l’aspetto della salute così da non ripetere all’infinito alcuni combattimenti snervanti.Ho completato il gioco in una decina d’ore sulla mia Xbox One X. Ho deciso di seguire la via del caos, evitando di risparmiare chicchessia gettando Londra in una situazione di panico totale, sbloccando così circa il 70% degli obiettivi legati al gioco. Il restante 30% è ottenibile scegliendo le alternative più misericordiose.Se amate il genere, se avete giocato Vampire: The Masquerade qualche anno fa,* se l’intreccio tra videogioco e approfondimento testuale vi appassiona, beh forse allora Vampyr può fare al caso vostro. Altrimenti direi di lasciar perdere. Il gioco non fa gridare al capolavoro, ma sicuramente sì lascia giocare e ti fa venir voglia di procedere con la storia.

★★★☆☆

🎮Una vita in Fuorigio.co🕹

Il primo gusto del cono gelato 🍦

La Sindrome della Pasta al Pomodoro

Bassa risoluzione

Essendo appassionato di storia dei media e di sociologia della comunicazione, così come ho fatto con il primo, non potevo non leggere il secondo libro di Massimo Mantellini: Bassa risoluzione.Il libro descrive piuttosto bene, sfruttando le grandi tematiche sociali come sfondo al racconto, come la pervasività della tecnologia nelle nostre vite abbia fatto si che tutto scivolasse verso il basso. Un decadimento o una sintesi, se preferite, verso l’analitico e il sintetico. Una perdita di qualità dettata dalla superficialità di fruizione dei contenuti, dettata più dall’apparire che dall’essere.Massimo nel libro racconta piuttosto bene alcuni episodi sotto gli occhi di tutti, musica ascoltata con impianti da qualche spicciolo, fotografie scattate più con gli smartphone che con reflex professionali, la costante ricerca di lasciare o scovare una traccia si è imposta sulla profondità e la qualità.Ciò non è necessariamente un male, anzi, ha permesso al progresso tecnologico di attecchire e di rispondere ad esigenze di cui non sapevamo nemmeno l’esistenza.C’è stato un solo passaggio dove non mi sono trovato particolarmente d’accordo. Quando nei primi capitoli si parla di Internet come il non-luogo e dei tempi dell’iperbiografismo. Ovvero, lasciamo così tante tracce in rete di noi stessi che possono funzionare da biografia-testamento personale.Tuttavia credo che sì, Internet ci dà la possibilità di raccontarci con immagini e testo, ma lo spettatore non saprà mai fino in fondo ciò che sta dietro quella cortina digitale. Le emozioni risiedono dietro una fitta rete di interpretazioni che solo per sbaglio potranno coincidere con ciò che abbiamo realmente provato nel momento in cui abbiamo deciso di scattare una foto, produrre un testo o registrare un video e condividerlo online.

Concordo invece con la sua disanima sull’ altrove. Fatichiamo ancora a percepire Internet come qualcosa di reale, perché intangibile. Qualcosa che vediamo con gli occhi ma che cessa di esistere nel momento in cui ci allontaniamo da un dispositivo collegato ad esso.Ciò che mi porto a casa è sicuramente la consapevolezza di come la tecnologia a nostra disposizione negli ultimi 30 anni abbia frammentato qualsiasi paradigma sulla quale si sia imposta, disgregando il pre-esistente e generando nuove piccole-grandi realtà inesistenti fino a quel momento: streaming di musica, Netflix, eBook e la lista potrebbe andare avanti ancora per molto.Nel leggere il libro ho sempre avuto davanti fissa l’immagine di un imbuto al contrario, con la parte più stretta rivolta verso di noi, fruitori estemporanei ed effimeri, costretti a fare una scelta costante su cosa prediligere in una miriade di infinite scelte e possibilità di interazione culturale.Il senso della “bassa risoluzione” sta probabilmente nel scegliere nel modo giusto cosa poi prendere a piene mani e approfondire perché più affine al nostro essere. L’interazione con i mezzi tecnologici e il modo in cui decidiamo di utilizzarli, beh quello è un altro paio di maniche.

Blog, un riflesso del pensiero

Loving Vincent

Il 7 febbraio esce in DVD e Blue-Ray Loving Vincent. Un film d’animazione sulla vita di Vincent Van Gogh, il famoso pittore olandese. (Anche se lo potete già acquistare in streaming su YouTube o Chili TV).

È stato trasmesso al cinema per una settimana soltanto nell’ottobre del 2017 e ho avuto la fortuna di vederlo.Ho già messo in wish-list di Amazon l’edizione in 4K UHD perché merita di essere visto alla massima definizione possibile.Perché?È il primo film della storia ad utilizzare 66.960 inquadrature pitturate ad olio e trasposte per diventare un film vero e proprio, dove, come mostra il Making Of qui sotto, i pittori hanno dovuto imparare le sequenze e il discorso filmico per poterlo trasporre in pittura.Il film, inoltre, arriva da molto lontano e “dal basso”. I primi fondi, infatti, sono stati raccolti tramite Kickstarter. I produttori, infine, per non metterci decenni, si sono avvalsi di 125 pittori ad olio sparsi per il globo per poter dar vita ai personaggi di 94 opere di Van Gogh.[embed]https://vimeo.com/239611468\[/embed\]Nonostante abbia visto anche Coco, avrei sicuramente premiato questo ai Golden Globe come miglior film d’animazione. Sarebbe stato più che meritato, non solo per lo sforzo, ma anche per la riuscita dello stesso, già dal primo secondo di visione capace di trasportarti dentro in un sogno a colori.Da vedere assolutamente.

Ventidiciotto

Che anno! Vi sarete accorti che sono passati due mesi abbondanti dall’ultimo post, ma avrei dovuto avere giornate da 48 ore per potermi mettere a scrivere qualcosa.Il 2017 è stato un anno incredibile, un crescendo. Ci sono stati alti e bassi, come sempre, soprattutto dal punto di vista della salute. Un operazione alla spalla ormai inevitabile, i tempi di recupero, la fisioterapia, tutto a contribuito a potenziare una mia grande carenza: saper aspettare.Pazientare e tanto. Un grande insegnamento che mi ha ripagato. Ripagato tantissimo. Facendomi trovare ciò che mai avrei sperato di trovare. Sotto ogni punto di vista. E, se dovessi riassumerlo con una sola parola, sceglierei: felicità.Immancabile l’appuntamento di fine anno, con il riassunto dei dodici mesi passati. Mentre qui ci sono quelli degli anni precedenti: 2016, 2015, 2014, 2013Ci sono due cose di cui ho fatto tesoro quest’anno, ti trovi a rifletterci sempre in questi giorni, al cambio di calendario, come se dovesse scoccare una strana ora X in cui tutto debba cambiare per il solo fatto che si aggiunge un numero all’anno precedente.Abitudini. Ma meglio conservarle, visto che tornano sempre utili. La prima riflessione l’ho condivisa su Facebook qualche giorno fa:

La seconda, invece, è specificamente rivolta a questo lido. Dopo oltre 10 anni di scrivere e scrivere, sono giunto alla conclusione di non dover dare più spiegazioni sui ritardi, sulle poche visite, sui picchi di accessi per post polemici, etc. etc. Qui dentro scrivo quando ne sento il bisogno e la voglia, quando ne ho il tempo, ma soprattutto quando credo di aver qualcosa di sensato da dire.È vero, mi piacerebbe poterlo fare con cadenza quotidiana, ma dovrei rinunciare a molto altro, di cui in questo momento non riesco a fare a meno.Ora però passiamo ai classici aggiornamenti. Quest’anno ho preso 18 voli differenti. 16 dei quali internazionali. 12 dei quali per lavoro. Soprattutto tra ottobre e novembre ho passato più tempo all’estero che in Italia. Facile comprendere perché poi non abbia tempo per scrivere.Ad oggi 27 dicembre, giorno in cui sto scrivendo il post, ho raggiunto il mio obiettivo annuale di superare le 10k canzoni ascoltate in un anno. E come da tracker di Last.fm, il contatore continua a procedere spedito.Non ho mai ascoltato così tanta musica in vita mia. Serve, non smettete mai di farlo. Arricchisce ed un’altra fonte di benzina per il vostro cervello.Un po’ meno bene sul fronte serie TV e Cinema. Qui complice il poco tempo a disposizione ho ridotto drasticamente, o quasi, rispetto all’anno passato. Scendendo di un centinaio di ore. Su Trakt.tv c’è tutto il mio storico.

Written by Andrea Contino since 2009