Stadia. La recensione

Considerazioni preliminari

Nel parlare di Google Stadia secondo me bisogna fare innanzi tutto una doverosa premessa. L’esperienze del recente passato ci portano naturalmente a paragonare questa piattaforma con quanto oggi esistente sul mercato. Utilizzando quest’ultimo come metro di paragone per analizzare quanto proposto da Google.Secondo me invece ci si dovrebbe totalmente discostare dal pianeta PC e console, perché qui si sta giocando una partita alquanto differente.Stadia non è una console, non è un PC e non ha una forma hardware se non il suo controller ufficiale. Stadia è un servizio, è una commodity, è la smaterializzazione dello strumento videoludico con l’idea di potervi accedere in ogni luogo del globo, con due soli must: una connessione superiore alla media e uno schermo.

Il servizio

Con queste doverose premesse si può partire con l’analizzare il servizio. Niente di più sbagliata la definizione “Il Netflix del videogioco”. Stadia è una piattaforma che sfrutta sì lo streaming come leva comunicativa, ma il suo modello di business si basa sull’acquisto dei singoli videogiochi e un abbonamento mensile che consente di avere una risoluzione 4K, avere giochi a prezzi scontati e un paio di giochi a disposizione che usciranno da catalogo in un determinato momento.

Una volta aperta la confezione, installato il Chromecast Ultra, la configurazione tramite app è abbastanza snella. Prima pecca: è necessario avere un account Gmail non business per poter accedere al servizio. Non avendone ho dovuto crearne uno ad hoc.Superato questo primo scoglio, ci si avvia facilmente alla scelta del nickname. Per chi come me aveva fatto il pre-order dell’edizione “Founder” ha potuto accaparrarsi un nickname decente, incomprensibile la scelta invece per chi ha acquistato un’edizione “Premiere” dove accanto al nickname ci sono delle cifre anticipate da un #.Seconda pecca non da poco. Finito anche questo passaggio si è praticamente pronti a giocare. Con un abbonamento PRO, sopra citato, si ha la possibilità di giocare immediatamente a Destiny 2 e a Samurai Showdown. Per fare un po’ di test ho anche acquistato la sola esclusiva Stadia per il momento: Gylt.Andando al sodo: Ho una connessione internet tramite SIM con Lundax. Il che vuol dire che nei momenti migliori della giornata, ovvero quando la cella accanto casa è meno satura raggiungo anche i 130Mbps, mentre nei momenti peggiori arrivo anche a 35Mbps. Connessione più che sufficiente a dover reggere fluidamente i 1080p di risoluzione.

Devo ammettere di non avere avuto particolari problemi di lag, soprattutto con Destiny 2 nelle fasi single player, idem su Gylt. Ho avuto tanto lag in diverse occasioni invece sulle fasi di multiplayer di Destiny 2 benché il servizio mi segnalasse di essere in possesso di una buona connessione.Mi hanno parecchio impressionato positivamente i tempi di caricamento. Essendo un avido giocatore di Destiny 2 su Xbox One X, questo sì l’ho potuto prendere come metro di paragone, la differenza è notevole. Su Stadia si entra in gioco e si partecipa alle sessioni multiplayer molto più velocemente, probabilmente perché la capacità computazionale necessaria è demandata in toto ai server di Google. Tuttavia qui c’è da fare un plauso sul lavoro svolto.Imparagonabile e abbastanza imbarazzante invece il comparto grafico e il frame rate (nonostante dall’app mobile avessi cambiato le impostazioni per permettere a Stadia di adattarsi autonomamente alla risoluzione migliore e non lasciando attivo il 4K forzato). I cali sono evidenti. Stadia cerca costantemente la migliore risoluzione e “scala” in meglio o in peggio a seconda della soluzione. Risultato? Frame rate molto carente e visualizzazione piuttosto pixelata in molte fasi di gioco.

Il gioco risulta ingiocabile o arreca frustrazioni in termini di prestazioni? No. Ma di certo non è indicato per i gamer professionisti. Sebbene il time response tra pad e azione sia buono, purtroppo quando c’è un calo di frame e un lag dovuto alla connessione la risposta a video arriva con un ritardo imbarazzante inficiando una potenziale azione di gioco a nostro favore che così invece va a farsi benedire. Provate a pensare a questa cosa in un gioco multiplayer dove la risposta tra pad e tv deve essere immediata e può essere questione di vita o di morte del vostro personaggio.

Conclusioni

Non mi sono dilungato molto sul descrivervi il servizio. In primo luogo perché ci sono recensori molto più bravi di me, ma cosa più importante reputo essere un prodotto che meriti un test molto personale. La velocità di connessione è una importante discriminante, ma è praticamente il solo parametro necessario per giudicare se sia adatto a voi oppure no ( qui potete testarla).In questa fase di soft-launch Google non ha implementato ancora nessuna funzionalità di sharing su YouTube mentre si sta giocando, non ha implementato nessuna dinamica di pointification, non ha arricchito nessun aspetto riguardante i singoli account. E questo è un male di per sé, perché non vi è al momento nessuna ragione o elemento distintivo per preferire Stadia al resto delle offerte sul mercato.Tuttavia mi sono fatto una mia personale opinione. Stadia non è per tutti, Stadia non è per i pro gamer senz’altro, e non vuole andarsi a prendere nessuna fetta di mercato pre esistente. È una cosa diversa, nuova, è una spinta di innovazione di un settore ancora ancorato ai blue-ray fisici e che dovrebbe prendere questa direzione. Purtroppo la promessa e la premessa sulla quale si fonda non può ad oggi essere ancora soddisfatta. Le connessioni internet nella maggior parte dei casi fanno ancora troppo schifo per supportare un servizio del genere, ed è un peccato, perché in linea teorica questo dovrebbe il futuro del gaming. In linea teorica ovvio.La potenza computazionale del client al momento però è il solo modo per sopperire a delle connessioni inefficienti e inadatte a sfruttare un servizio del genere. Chissà forse con il 5G funzionerà meglio, o con una fibra 1Gbps si potrà godere di tale rivoluzione.Rivoluzione al momento stroncata. Un po’ per colpa di Google stessa che non ha messo sul piatto niente di innovativo se non la piattaforma stessa. Presentarsi al lancio al pubblico con un solo gioco in esclusiva e quelli presenti a catalogo già vecchi di mesi non scalda i cuori. Un po’ per colpa delle infrastrutture che azzoppano il sogno di un gaming disintermediato da un hardware fisico in ogni casa.Se si tengono a mente queste doverose premesse e conclusioni, Google Stadia è una piacevole sorpresa e intrattenimento, ma se qualcosa non cambia nel breve-medio periodo in termini di esclusive, coinvolgimento di gamer in termini di community o vanity/pointification credo che i miei due pad Founder Edition accumuleranno una bella quantità di polvere.E voi ci avete giocato? Impressioni?

Fluxes. Puntata 5

Fluxes. Puntata 4

Stasera vi scrivo da Cannes. Starò qui fino a venerdì per il Mapic 2019. Rispetto all’anno scorso si prospetta una settimana fredda e piovosa.Ieri ho iniziato finalmente Death Stranding e come sempre mi capita devo attendere un’altra settimana prima di poterci mano di nuovo. Mi domando quando si potrà finalmente avere un progetto come xCloud in modalità mainstream e potersi giocare qualsiasi titolo davvero ovunque ci si trovi.La frammentazione delle piattaforme talvolta è una rovina per il consumatore finale. Tipo la sera dopo cena avrei saputo come occupare il tempo in modo produttivo 🎮.Ad ogni modo qui nel sud della Francia la specialità è il pesce crudo, una gran fortuna visto che sabato avrò la prova abito nuziale. A proposito di abiti… Meglio mettersi un po’ in forma.

Fluxes. Puntata 3.

Nuovi lettori per blog vecchi

Se sei tra i lettori frequentatori da qualche anno, allora saprai bene che l’ argomento blog mi interessa parecchio. Di tanto in tanto trovo spunti di riflessione sull’argomento, affascinanti e che meritano la ricondivisione.Ad esempio, la blogosfera dovrebbe adattarsi a un pubblico differente rispetto a quando è stata pensata. Chi oggi si sognerebbe mai di cliccare su un tag per approfondire un argomento specifico?

But this is not typically how readers read blogs. Not many people read this blog, but those who do typically just read the most recent posts — three days back, max. I add links to earlier posts, but almost no one clicks on them. People don’t click on tags either.

And I think that’s because we have all been trained by social media to skim the most recent things and then go on to something else. We just don’t do deeper dives any more. So one of the things I want to be thinking about is: How can I encourage readers of my blog to seek some of the benefits that I get from it?

I am still hoping for a Blogging Renaissance, but lately I’m thinking that one necessary element of a true renaissance will be to get the readers of blogs on the same page as the writers. Everyone who writes a blog for a while knows that one of the best things about it is the way it allows you to revisit themes and topics. You connect one post to another by linking to it; you connect many posts together by tagging.

Tuttavia, nel mentre si aspetta una “riforma” delle piattaforme CMS, i creatori di contenuto devono e possono darsi una mossa. È tremendamente facile aprirne uno e non ci sono scusanti.

Brent Simmons is right: It’s weird to see people bemoan the decline of blogging and do it on Twitter. You can blog! You can blog for free if you want! (Though the best options require a few bucks.) Get over your social-media Stockholm Syndrome and start doing the thing you know is better. Cross-post to Twitter or Facebook if you must, but own your turf and tend your garden. Now that you can register your own domain name at micro.blog you have no excuse: it’s easy-peasy.

E se non sei un creatore, ma un avido lettore di contenuti di qualità, anche questo spunto è saggio e merita menzione. Perché dare spazio a tanta spazzatura social quando si possono trovare gemme nascoste?

Here’s the thing: there are good blogs to read. Some old ones are gone, but new good ones are created all the time.

And there are good RSS readers which you can use instead of (or in addition) to Twitter and Facebook.

And — most importantly — nothing is stopping you from writing joyfully and creatively for the web! You can entertain, you can have fun, you can push the boundaries of the form, if you want to. Or you can just write about cats as you develop your voice. Whatever you want!

There are plenty of great places for it. (I quite like Micro.blog, personally.)

You choose the web you want. But you have to do the work.

A lot of people are doing the work. You could keep telling them, discouragingly, that what they’re doing is dead. Or you could join in the fun.

Again: you choose.

Fluxes. Puntata 2.

Fluxes. Puntata 1

Fluxes. Puntata 0

Joker

El Camino. Il film inutile di Breaking Bad

Written by Andrea Contino since 2009