Xbox Series X vs Playstation 5

Di tanto in tanto mi si riapre una finestrella sul 2005 e gli anni subito a venire. Quando mi occupavo di videogiochi a tempo pieno, volavo per il mondo ad assistere alle anteprime e scrivevo per Everyeye.it e tante altre collaborazioni.

Poi ho dovuto necessariamente mollare, ma è sempre piacevole riaprire quel capitolo di 15 anni fa e mantenere viva una passione mai doma.

Tra ieri e l’altro ieri sia Sony che Microsoft hanno iniziato a svelare qualcosa di più sulle loro console di nuova generazione. Un salto che si è fatto attendere ben 7 anni, a dimostrazione che nonostante le uscite mid gen di Xbox One X e PS4 Pro, la vita di una console rimane sempre piuttosto longeva.

Sebbene vicine temporalmente, e pensate per il pubblico della Game Developers Conference (ovviamente e tristemente cancellata), le strategie di comunicazione delle due società sono diametralmente opposte:

  • Microsoft ha puntato sul raccontare la console, aprirla, spacchettarla e farci vedere sostanzialmente tutto l’hardware interno anche attraverso l’ingaggio di alcuni influencer e, ovviamente, di Digital Foundry. Una presentazione orientata al consumatore, che così come gli sviluppatori, si è trovato tra le mani tutte le specifiche tecniche, la console e il nuovo gamepad
  • Sony dal canto suo ha deciso, invece, di trasmettere 52 minuti di presentazione video puramente tecnici. Badate bene, ricordo si trattava di una presentazione soprattutto per il pubblico degli sviluppatori. Tuttavia se si decide di fare una presentazione di tale portata su YouTube è ovvio che anche il consumatore finale ne avesse la possibilità di fruizione e si aspettasse, permettetemi di aggiungere giustamente, anche qualche cosa di più. Come almeno il form factor della console o del gamepad. Un’ora molto noiosa, piena di tecnicismi e autoreferenziali da cui emergono alcune evidenze importanti

Le specifiche tecniche di Xbox Series X e PlayStation 5

Considerazioni

La prima. Xbox sulla carta sembra essere messa meglio dal punto di vista hardware con quei 12TFlops di GPU, puntando così forte sul claim marketing “La console più potente” e mantenendo così le promesse fatte.

PlayStation 5 sembra essere un passo avanti nella gestione del disco solido SSD riuscendo a spostare 5.5 GB al secondo, fattore imprescindibile per azzerare qualsiasi tempo di caricamento. Punto a sfavore sicuramente l’assenza di retrocompatibilità, se non con fantomatici top 100 giochi di Playstation 4, esperienza sulla quale invece Microsoft ha deciso di puntare fortemente permettendo sostanzialmente di riuscire a giocare quasi tutti i giochi delle 4 generazioni precedenti.

Ora, se da un punto di vista puramente comunicativo Microsoft sembra vincere a mani basse e Sony sembra grattarsi la pancia vivendo di rendita con quanto fatto con PS4, bisogna attendere però lo scontro sul campo di battaglia del parco software e prezzo.

Microsoft potrà uscirne vincitrice soltanto se sarà in grado di posizionare Xbox Series X almeno allo stesso prezzo di Playstation 5. Pur offrendo un hardware leggermente maggiore e quindi con un prezzo giustificabile se fosse più elevato, agli occhi del consumatore apparirebbe comunque la scelta più cara da fare. Potrebbe giocare a questo punto la carta Game Pass, con un bundle annuale da inserire nell’acquisto e forse a quel punto avrebbe campo aperto.

Il secondo terreno di scontro sarà sui videogiochi stessi. Chi delle due sarà capace di attrarre software house con progetti 1st o 2nd party sarà in grado di accaparrarsi grande fette di pubblico che sceglieranno l’una o l’altra in base al parco IP disponibili.

Conclusioni

Dal canto mio acquisterò entrambe come fatto ormai da sempre. Ci sono sempre state e sempre ci saranno chicche a cui mi piace giocare sia per Xbox che per Playstation. La vecchia nuova console war è di nuovo accesa, difficile stabilire ad occhi chi ne uscirà vincitrice.

Microsoft sembra aver imparato dagli errori commessi al lancio di Xbox One e abbia ascoltato a fondo sia gli sviluppatori che la propria community di gamer. Sony ha sempre fatto bene con Playstation 4 ed è sicuramente in grado di eccellere anche in questa generazione.

Entrambe le console sono previste, e nessuna delle due dovrebbe subire ritardi causa Covid-19, per le vacanze natalizie del 2020.

In tutta questa bella favoletta c’è un terzo incomodo, Google Stadia. Google è rimasta in attesa dei due annunci e poco ci mette ad aggiornare il proprio parco server per garantire una potenza ancora maggiore rispetto a quanto presentato dalle due concorrenti. Il difficile ad oggi per Stadia è la capacità di attirare sviluppatori e software house in grado di sviluppare titoli dedicati, anche per via della poca base installata.

Saranno anni eccitanti per il mondo del gaming, sia esso su console, PC o su cloud.

L’importante è continuare a giocare.

Perderemo tutti qualcosa

È il quarto giorno, credo, che anticipiamo la sveglia di un’abbondante mezzora. E nonostante si possa pensare sia l’ansia della situazione, è invece l’inizio della stagione delle tortore. Un supplizio, un lamento costante come cita Wikipedia, più martellante di qualsiasi altra sveglia.Restiamo qualche minuto ad occhi aperti, nel silenzio del mattino, identico a quello della sera. E se prestiamo bene ascolto il solo tappeto sonoro udibile è quello delle ambulanze. Non credo di averne sentite così tante come in queste settimane, e sì che siamo un paesino di 9.000 abitanti, eppure il panico e la paura uccidono più della spada.Quando esco con il cane non sento altro, al di là di qualche bambino urlante dal proprio giardino, qualche impavido giardiniere o l’abbaiare di altri cani, ricorderò questi giorni come un costante sfrecciare di sirene.Un suono acuto che il più delle volte ha il sapore della perdita.Ci sono molte cose che ci verranno tolte a causa del Covid-19. È ancora presto, forse troppo presto, perché la maggior parte di noi abbia perso una persona cara, ma quelle perdite per alcuni arriveranno. Sembra inevitabile stando ai numeri.È ancora troppo presto forse per alcuni luoghi (bar, pub o ristoranti preferiti), che una volta sentivamo come casa, per essere chiusi per sempre. Ma anche in questo caso, sembra l’unica strada percorribile per alcuni impossibilitati a riaprire e rialzarsi in poco tempo.Alcune perdite stanno succedendo proprio ora e siamo bloccati in casa a vederle accadere. Persone in procinto di perdere il loro lavoro, i matrimoni posticipati, i viaggi annullati, gli amici che dicono ad altri che per un po’ dovranno relazionarsi soltanto attraverso uno schermo sugli schermi.Ma in generale ho paura stiamo perdendo l’accettazione dell’altro.Al momento mi sembra però che la nostra perdita certa sia la perdita della capacità di guardare avanti a qualsiasi cosa diversa dalla fine del virus. Ci si prova a concentrarsi, sulla ripresa, su cosa fare di nuovo o diverso non appena tutto questo finirà, ma senza sapere quando, risulta tutto tremendamente complesso.

Immagina tutto questo, senza internet

Il post di Jeff Jarvis è pressoché banale, è sotto il naso di tutti noi, eppure serviva un post del genere per ricordarcelo. Internet ci sta salvando letteralmente le giornate.

Imagine, just try to imagine what it would be like to weather this very real-world crisis without the internet. Then imagine all the ways it can help even more. And stop, please stop claiming the net is broken and makes the world worse. It doesn’t. In this moment, be grateful for it.

E certo che ce lo siamo immaginati tutti, senza internet sarebbe stato peggio, molto peggio. E non perché non saremmo sopravvissuti, figuriamoci, i nostri vecchi hanno sfangato due guerre mondiali senza internet, ma perché ci saremmo terribilmente annoiati e il non uscire di casa per almeno tre settimane, si sa, annulla la socialità. È matematico.Eppure. Eppure internet e i social media la socialità aiutano a non interromperla, a sdramatizzare momenti di solitudine, di dramma, ci aiutano in pratica a non impazzire. A lavorare, imparare, creare e interagire benché fisicamente distanti:

In the coming weeks — months?- of social distancing, we will feel isolated, anxious, bored, stir-crazy; we will need to reach out to the people we cannot touch. The net — yes, Facebook and Twitter — will enable us to socialize, to connect with friends and family, to find and offer help, to stay connected with each other, to stay sane. How invaluable is that! Imagine having only the telephone. Imagine a crisis without the relief of humor, without silly social memes.*

Per non parlare dei rifornimenti. L’ecommerce sostituisce il supermercato, il negozio di libri o qualsiasi altra diavoleria abbiate bisogno in questi giorni.Internet insomma sta facendo il suo mestiere, ciò per cui è stato creato:

The internet is doing just what it should do: connect people with information, people with people, information with information. It enables us to speak, listen, assemble, and act from anywhere. It is just what we need today.

E questo impone una riflessione, finalmente, forse per la prima volta internet viene utilizzato solo per uno scopo preciso: sopravvivere. E ricordandoci di ciò, sempre forse e con il beneficio del dubbio, potrà diventare un posto migliore. Dove essere semplicemente umani.

Fluxes. Puntata 12.

Sarebbe forse meglio aggiornare il titolo con giorno di reclusione n.3.Portando a spasso il cane oggi ho notato, all’interno delle auto parcheggiate, più mascherine che rosari o arbre magique appesi allo specchietto retrovisore.In un’ora di giro ho incontrato si e no due macchine forse girare per il paese, di cui una era quella dei Carabinieri.Surreale per un sabato pomeriggio. L’aria sembra pulirsi. Il silenzio poi. Quello di solito non c’è mai. Tra il mercato, bambini che giocano e la vita di tutti i giorni, soprattutto di sabato movimentata dalla spesa della settimana. Al di là di qualche arcobaleno esposto qui e là questa bassa Martesana sembra poco abbracciare le iniziative popolari di giubilo, canto, flashmob che invece sembrano spopolare nelle città italiane. Come l’inno nazionale, canti popolari o più semplicemente l’inno di Milano.Forse un motivo ci sarà. Forse le case in questi paesi sono troppo distanti l’una dall’altra per affacciarsi e cantare tutti insieme. O semplicemente la gente non vuole che gli si rompa le palle.In casa intanto ne approfittiamo per proseguire la maratona di Friends, imparare nuove ricette da cucinare, ma soprattutto fare tanti esercizi. O almeno, io guardo Noemi farli, intanto scrivo sul blog 😅 o cerco di finire God of War ora che la TV è tornata al suo posto. E poi c’è il gran lavoro di Andrea con i bollettini della giornata, che almeno oggi sembra darci qualche flebile speranza.Intanto penso settimana prossima inizierò ad avere i capelli come Andrea Pirlo visto che non ho fatto in tempo a tagliarli e in concomitanza la barba è quasi quella di Babbo Natale.E se non si può uscire e non si può invitare nessun amico a casa, allora come già fatto domenica scorsa, domani ci ritroveremo con Gioxx, Luca, Napolux, Lorenzo e Valentina su Zoom e cercheremo di passare qualche ora in compagnia.E voi che fate per passare le giornate? Riuscite a lavorare da casa? Andate al lavoro con tutte le precauzioni del caso? Ferie forzate?Magari domani posto una lista di libri, serie Tv e videogiochi ideali per il periodo.

…un’attesa non si sa poi quanto lunga

Francesco Costa, lucido, forse tragico, ma realista:

Lo dico a me per primo: la spiazzante velocità con cui sono cambiate le nostre vite compromette la nostra capacità di accettare che l’uscita da questa crisi non sarà rapida quanto è stato il suo ingresso. Uno scenario che soltanto un mese fa avremmo considerato lunare — le code ai supermercati, la polizia per le strade a controllare chi esce di casa, le scuole chiuse, le rivolte e i morti nelle carceri, i treni che non partono, l’impossibilità di vedere i propri cari — oggi è la nostra vita quotidiana. Non possiamo escludere nemmeno ulteriori deragliamenti delle nostre vite, peraltro: basta uno sciopero degli autotrasportatori, come i tanti che ci sono stati negli ultimi anni, o nel settore della logistica. E sappiamo che, quando ripartiremo, ci metteremo un bel po’ per tornare dove eravamo. Insomma, tutto questo finirà, ma non il 3 aprile.

In attesa

È da qualche giorno ormai che una strana sensazione di attesa e sospensione mi pervade. Non so ben definirla, ma credo sia la stessa per tutti.Lavoro da casa da un paio di giorni, come non mi succedeva da un paio d’anni ormai. E benché dentro casa non sia cambiata di molto la mia routine, c’è che là fuori il mondo è totalmente cambiato. Riesco ad uscire un paio di volte per portare a spasso il cane, alcune persone mi guardano come se fossi un alieno, quasi schifate. Il pomeriggio però, almeno fino a ieri, i giardini dietro casa sono pieni di adolescenti e pre-adolescenti, ormai stanchi di giocare ai videogiochi totalmente incuranti di quanto si va ripetendo da giorni, ovunque.Provo a chiedermi quanto durerà tutto questo, se davvero a inizio aprile con un colpo di bacchetta magica tutto tornerà alla normalità, se le disposizioni di ieri sera del Governo siano sufficienti (basta leggere l’allegato 1 e 2 del decreto per capire che non lo sono e mi domando perché nessun media ne dia risalto), se come ci viene chiesto tutti siano in grado e/o abbiano voglia nel loro piccolo di fare la loro parte.Mi domando se riusciremo a sposarci a giugno. Mi domando se potremo partire per il nostro viaggio di nozze in agosto. E mentre mi pongo queste domande, mi sento piccolo e fortemente egoista. Pensando che ormai c’è il mondo interno a lottare contro una minaccia invisibile, mentre io sono qui a pensare se riuscirò a portare a termine dei programmi concreti. Rimandabili certo, ma importanti per la mia vita personale.Non so se forse è questo lo spirito, accantonare per un attimo le cose a noi care per il beneficio di tutti, sicuramente è ad oggi la sola cosa a cui bisogna guardare, appellarsi, aggrapparsi con tutte le forse per fare un passo in più verso la normalità.Ho la sensazione sia una strada ancora lunga e tortuosa. Si tratta di riprogrammare le nostre vite, i nostri budget, l’approccio alla comunicazione personale e aziendale, sforzandosi di abbracciare la trasparenza e il benessere della comunità prima del tornaconto.È dannatamente difficile cambiare paradigma, ma ad oggi è l’unica soluzione a tutti i nostri maledetti problemi.

Il tempo del cambiamento

Le ultime 24h sono state provanti.I principali media italiani, quelli a cui ci si dovrebbe affidare con fiducia proprio perché raccontano la realtà, decidono di pubblicare una bozza di un decreto legge del Presidente del Consiglio dei Ministri nella prima serata di ieri. Allarmano la popolazione con titoli sensazionalistici, raccontano di un nord Italia pressoché blindato.Una bozza, seppur con la maggior parte dei contenuti poi confermati in nottata, non è una comunicazione ufficiale. È una presunta tale, è un potrebbe essere ma non si sa. Sappiamo tutti del panico che ha generato, gente di corsa in stazione, persone in coda fuori dai supermercati, etc.Tuttavia era una notizia, vera, fatta trapelare da un governo incapace e chi ha dovuto fare il proprio dovere l’ha fatto. Punto.L’assurdità però per me, che di comunicazione ci vivo, sono gli articoli riguardanti lo steso panico generato da titoli assurdi pubblicati poco prima dalla medesima testata giornalistica. Questo è ciò che trovo offensivo, imbarazzante, e acchiappa clic per un po’ di views e impression in più.Inoltre, non smetterò mai di stupirmi di come le persone reagiscano a situazioni del genere, come interpretino a loro piacimento quanto è dettato da un decreto legge. Forse forse Umberto Eco tutti i torti non li aveva, perché avere uno spazio comune dove scrivere tutto ciò che si pensa altro non è che uno sfogatoio, ahimè specchio di un Paese ignorante e fuori controllo.Giovanni ha ragione da vendere, siamo così. E chi ci governa lo è altrettanto. Se non di più. Confusione, panico, totale incapacità di gestire la comunicazione istituzionale, disposizioni contrastanti e interpretabili a piacere. Chi ci governa è lo specchio di una maggioranza di pensiero dominante purtroppo privo di istruzione e del benché minimo buon senso.Leggo tanti articoli di invito al cambiamento, una situazione che stravolgerà presto le nostre vite in un modo ancora inimmaginabile e imprevedibile. Probabilmente è così, sarà il tempo di cambiamento. Ma come ce lo possiamo aspettare da una massa incapace di rispettare le minime regole basilari suggerite per non generare una pandemia?L’invito, sì, può essere quello di provare a fermarsi e a provare a proteggere se stessi e chi ci sta vicino e iniziare a ripensare il mondo in cui viviamo. Mi domando solo se non sia davvero ormai troppo tardi. E anche quando tutta questa brutta storia passerà, se davvero saremmo in grado di provare a pensare a tutto ciò che ci circonda in maniera diversa, sostenibile, intelligente. Ma come sempre è successo, anche con le precedenti simil-pandemie, nulla è cambiato e se possibile è addirittura peggiorato.È un momento in cui è tremendamente difficile darsi delle risposte, forse è ancora più difficile riflettere, ma l’unica cosa a cui non riesco a smettere di pensare è questa: io nel mio piccolo infinitesimo, cosa posso fare per cambiare le cose?Ecco.

Al tempo del #coronavirus

Alterno momenti in cui avrei voglia di scrivere fiumi di parole, a voler tacere fintanto che questa strana emergenza abbia terminato di condizionarci la vita.Il Covid-19 è come essere durante i mondiali di calcio. Tutti virologi, tutti C.T., tutti sanno tutto di qualsiasi cosa e hanno a disposizione tanti piccoli megafoni a cui dar fiato.La situazione è difficile perché siamo di fronte a qualcosa di sconosciuto e che la sanità sa affrontare solo con piani di emergenza e senza una profilassi di cure precise. È una situazione complessa meritevole della massima attenzione e delicatezza, sotto ogni punto di vista.Io però ho poca pazienza e mi vedo costretto a fare un nuovo elenco, sta volta delle cose davvero insopportabili:

  • Ai tempi del Coronavirus. Titoli di giornale, post su social, messaggi whatsapp, meme. Tutti con questo diamine ai tempi del… Terrificante espressione
  • Le immagini delle metropolitane e treni vuoti hanno rotto i coglioni
  • Gli articoli e i commenti sui genitori che non sanno, non riescono, non possono gestire i figli costretti a casa dalla chiusura delle scuole hanno rotto i coglioni
  • La vera rivoluzione positiva in grado di cambiare Facebook sarebbe la possibilità di poter disattivare i commenti sotto ai post. Soprattutto in periodi come questo
  • Covid-19 è una password abbastanza strong? Chissà quanti la utilizzeranno
  • Gli errori di comunicazione. Anche se reputo non ci sia nulla di più complicato in un momento simile della gestione comunicativa, sia pubblica che privata
  • Ci sono, fortunatamente, punti di vista interessanti e condivisibili. Soprattutto non catastrofisti e nemmeno all’acqua di rose

Purtroppo il peggio delle persone tende ad emergere in situazioni di panico. Non ho studiato psicologia delle masse, ma immagino i comportamenti di queste settimane rientrano in parametri normali e già studiati nella storia di questa materia.E mi soffermo a chiedermi se sono comportamenti scaturiti dalla contingenza, oppure la gente è davvero così stupida sempre, solo non lo dà a vedere in situazioni normali.Teniamo duro, nella speranza che il buon senso e l’intelligenza prendano il sopravvento.

Panico paura

C’era una canzone di qualche anno fa di quei cretini dello Zoo di 105, Panico Paura. Una zarrata in stile anni ’90 dal sapore puramente trash.Però oggi se mi chiedessi, ehi come va? Ti risponderei così.Sono state due settimane allucinanti. Questo panico ingiustificato per una forma influenzale più complicata della normalità è stato un tifone che ha intarsiato danni in ogni aspetto della vita italiana e del sottoscritto.Lavorando per e in un luogo che si rivolge a grandi masse l’impatto negativo di una mala gestione di tutta questa follia collettiva è stato piuttosto time consuming per poterlo governare e portare in un porto sicuro fuori dalle acque oscure dell’ignoranza e isterismo.Ho avuto poco tempo anche per altri motivi.Il primo tra tutti mi sono goduto la vita. Complice la TV rotta dal 4 febbraio e che penso rivedremo almeno tra una settimana buona, perché con la fortuna che ci contraddistingue perché aggiustarla in un paio di giorni? Teniamola tutto il mese.Ho finalmente provato l’ esperienza Da Vittorio, sto seguendo un paio di corsi di fotografia online e in generale ho approfondito e continuerò ad approfondire molto l’argomento. Ho scoperto un servizio di consegna fiori a domicilio molto soddisfacente, si chiama Colvin e ha prezzi molto competitivi e un packaging anni luce avanti a Interflora, è una Startup spagnola e ve la consiglio.In linea di massima ho cercato di non farmi coinvolgere più del necessario da questo Coronavirus, linko l’unico articolo a mio modo di vedere giudizioso da un punta di vista giornalistico, ma tant’è è impossibile non scontrarsi con i suoi strascichi grazie ai quali sono emersi:

  • una profonda ignoranza del popolo italiano
  • una profonda ignoranza di gestione di una crisi di tale portata da parte di chi ci governa
  • la follia dei social media e degli assurdi contenuti che ci puoi trovare dentro questi giorni (dai più assurdamente preoccupanti a quelli goliardicamente sdrammatizzanti)
  • L’aria in tre giorni in Lombardia si è pulita magnificamente
  • C’è voluta un’influenza con un nome esotico e alternativo per scoprire lo smart working
  • Siamo passati da moriremo tutti a questo virus ci ha già rotto i coglioni in una manciata di giorni
  • L’isteria e l’ignoranza sono più pericolosi di una malattia
  • è una bellezza andare in ufficio queste mattine. Non c’è in giro nessuno
  • dopo qualche giorno senza postare qualcuno si è domandato se fossi ancora vivo e questo mi ha dato molto piacere. Il blog non muore mai

A me poi è bastato guardarmi questo video per tornare alla vita di sempre e a preoccuparmi di quello che davvero conta.

Fluxes. Puntata 11.

📝 Studiando un po’ la documentazione disponibile in rete ho scoperto come velocizzare a sufficienza il blog almeno da ottenere risultati decenti. Ho eliminato il font Inter e ripreso il set di font disponibili di default su Squarespace. La situazione è migliorata sensibilmente anche se non si avvicina alla sufficienza. Poco importa. Non so se sono soddisfatto del risultato, ma forse poco importa a fronte del contenuto.

🖋 Pensando al fenomeno del Coronavirus non posso fare a meno di chiedermi quale sia il ruolo del giornalismo e se gli attori, ovvero i giornalisti, lo stia interpretando nel migliore dei modi. Mi spiego. Sia che la portata di quanto ci viene raccontato fosse maggiore che minore, mi auguro che quanto ci arriva in termini informativi sia la verità. E oggi sa dio quanto sia difficile ottenerla.

📸 Alimentare le proprie passioni la reputo la mia personale formula per capire di essere vivi. E se anche a malincuore quella della batteria ho dovuto accantonarla, quella della fotografia non è mai sopita. Ho aperto anche un sito apposito dove caricare i migliori scatti, ma è da ormai un anno che non faccio degli scatti decenti. Però per prepararmi ai futuri viaggi sto pensando a un cambio radicale di tutta l’attrezzatura e a seguire seriamente un corso di fotografia base. Base perché? Perché penso che al di là di conoscere le potenzialità di una macchina fotografica e delle tecniche di narrazione possibili, la magia debba restare nell’occhio e nel dito di chi scatta. Magari vi racconto meglio nella prossima puntata.

Written by Andrea Contino since 2009