Invecchiare al tempo della Rete

Ho letto il nuovo saggio di Mantellini tutto d’un fiato in questo giorno e mezzo di trasferta. Se nei primi suoi scritti ci trovavo tesi piuttosto azzeccate e figlie dei tempi in cui sono stati redatti, in quest’ultimo, dove il tema della vecchiaia fa da padrone, credo ci sia una profonda riflessione personale sulla sua condizione attuale in cerca di analisi. Probabilmente è la distanza d’età che ci fa vedere le cose in modo differente e tra qualche anno, rileggendolo, forse mi ci troverò, ma ecco il primo scoglio dopo poche pagine: come può uno zaino di pelle con dentro un computer o un taccuino essere segno di vecchiaia? Lo fanno tutti, a qualsiasi età in una settimana lavorativa qualsiasi su un frecciarossa diretto da qualsiasi parte.

Provo a dare la mia chiave di lettura, personale, da lettore, certo, ma anche da uno che è online dal 1994. Più che di vecchiaia, leggo di decadenza. Nessuno nei social network bada troppo all’età che una persona ha, bada ai contenuti, bada a quanto c’è scritto e a quanto ha condiviso. Continueranno a non esserci selfie postati da persone anziane? Pazienza, magari quanto scattato con l’obiettivo esterno del loro cellulare a bottoni enormi ha ancora qualcosa da dire ed è importante, e farà parte, si spera, di un continente altro e diverso dai social di oggi.

Ho quasi 20 anni meno di Massimo. Proprio quest’anno entro nei 40 e non mi sento un vecchiogiovane, il concetto che introduce per rappresentare chi in Rete ha passato l’età adulta ma non è ancora anziano. Non rigetto affatto i momenti spesi online, le foto che conservo gelosamente in archivio non sono lo specchio riflesso di un risentimento verso la mia età attuale e dalle quali mi allontano fingendo di essere chi non sono. Mi raccontano piuttosto di un tempo che non c’è più e lo reputo giusto. Online sento di vivere nella mia di bolla, nella mia nicchia come dice lui, costruita negli anni ed è basata sui miei personali interessi, al cui interno esistono persone di 18 fino a oltre i suoi 60 anni. E con tutti scambio visioni sul mondo in grado di arricchirci, spero, vicendevolmente. E sebbene anche io non sia più padrone dei nuovi linguaggi, dei nuovi comportamenti online e non li faccio miei per evitare il ridicolo, non mi sono mai scontrato con una barriera all’ingresso del tipo: ma come parla questo?
Per dire, proprio facendo riferimento a lui, non ho mai pensato a Massimo come a un’anziano, a un vecchiogiovane (nella sua accezione del termine) come a uno che finge, ma l’ho sempre considerato per il suo pensiero, le sue idee, ciò che ha condiviso e condivide con il mondo e non certo per i suoi dati anagrafici. Ed è questa la magia della Rete. Non perché si finge di essere chi non si è in realtà, benché Internet ci dia tutti gli strumenti per farlo.

Andando avanti nei primi due capitoli, poi, fa sue parole di altri, di altri tempi e altri contesti applicandole a un concetto che risulta essere troppo soggettivo, costruito soltanto dall’aver vissuto online dai primordi della rete, come tanti di noi del resto, e aver incasellato un certo tipo di esperienza, probabilmente negativa, in una finzione perenne dalla quale emerge un’operazione nostalgia dai teneri risultati.

Nel sottocapitolo dedicato ai The Beatles, ad esempio, ricorda come una cassetta di compilation della band inglese sia stata tra i suoi momenti formativi più importanti, si chiede se quell’episodio possa essere interessante per il lettore, ma senza spiegare minimamente perché quel momento è stato importante per lui e giustificare così il disinteresse generale per i ricordi, anche digitali, è un altro pretesto per forse ribadire quanto non si riconosca più un questo nuovo mondo digitale (?)

Il capitolo terzo invece affronta la questione come si sarebbe dovuta porre forse fin dall’inizio, ovvero nei termini dell’accessibilità tecnologica. Se nei primi due si è discusso implicitamente del contributo di una mente anziana, della quale resto comunque fermamente convinto sapere molto più di una giovane, al rumore di fondo della Rete, nel terzo si pone le giuste domande sul design degli oggetti, sulla probabile inaccessibilità tecnologica dovuta a barriere di aggeggi pensati per un’indefinita fascia d’età e che, se continuerà su quest’onda di innovazione, marginerà sempre di più gli over qualcosa, destinati a diventare la più ampia fetta della popolazione italiana.

Infine, il saggio si conclude con tre soluzioni proposte agli attuali e futuri anziani per resistere o sopravvivere alla tecnologia, o nonostante la sua presenza sempre più ingombrante. Opzioni però disponibili oggi, dove chi come me è ancora nella fase vecchiogiovane probabilmente avrà strumenti di apprendimento maggiormente adeguati rispetto agli anziani di oggi, figli della guerra, della miseria o degli anni immediatamente successivi dove fin dagli albori una scatola con un monitor a sostituire una macchina da scrivere spaventava molti.

In questo omaggio, fin troppo esplicito, a Natalia Ginzburg (che cita 37 volte), Massimo scorda forse anche di menzionare che la tecnologia e l’approccio ad essa sono anche la sintesi di un’operazione composta da due fattori: la volontà e il bisogno. C’è chi come mia moglie, che per molti aspetti invidio profondamente, che se potesse vivrebbe in una dimensione molto più analogica dell’attuale. Ed è più giovane di me. Di contro i miei genitori, quasi ottantenni, hanno ancora quello stupore magico nel capire come in autonomia possano guardarsi un film su una piattaforma OTT o chattare con gli amici su Facebook.
Sono i miei piccoli esempi di vita vissuta, una personale dimostrazione di come le barriere d’ingresso possano essere superate con un po’ di aiuto anche in casi disperati e mentre chi avrebbe tutti gli strumenti per farlo autonomamente, decide di abbandonarsi alla vecchiaia anticipata.

Ripeto. Probabilmente tra qualche anno, rileggendolo, mi troverò dietro lo stesso cannocchiale anagrafico, e potrò dire di aver finto per tutti questi anni di vita adulta e sentendomi emarginato dal mondo.
Fino ad allora continuerò a pensarla diversamente.

Si vola

Stamattina sono tornato a volare dopo un paio di mesi. Direzione Napoli. Entrando a Linate mi sono accorto di quanto in fondo gli aeroporti mi piacciono. I promoter American Express e la loro pesca senza sosta, gli addetti avvolgi bagagli ancora mezzi addormentati, le tante persone in viaggio chissà per quale ragione. Stranamente vuoto oggi. Ma l’Italia si sta ancora risvegliando dal torpore del panettone.

Quando sono sufficientemente in anticipo, come oggi, poi, mi piace vagare per le edicole e le librerie in cerca di qualcosa da leggere per il futuro; di solito annoto i titoli per poi cercare la versione eBook online.
Tra i tanti aeroporti visti negli ultimi due anni, Linate è quello che ha fatto maggiori progressi in termini di velocità ai controlli -credo sia il solo che non richiede di aprire i bagagli e non tirare fuori il computer- pulizia e varietà di negozi, ma soprattutto il Wi-Fi è decente e non richiede nessun tipo di registrazione.

Che se ci pensate poi, un aeroporto è un piccolo villaggio fatto di abitanti quotidiani che hanno effimere interazioni con estranei, ma tra di loro, quegli abitanti, si conoscono benissimo e tra i quali nascono amori, amicizie, invidie e litigi. Un super condominio con il tempo scandito dalle partenze e arrivi.

La calma lascia subito il posto al nervosismo nei corridoi dell’aereo. Una corsa a prendere il posto per il proprio forziere in cappelliera, a sedersi prima degli altri e altrettanta nel scendere quando ancora non si è nemmeno toccato terra.

Per fortuna c’è sempre una buona pizza ad attendere.

Un album a settimana

Ho trovato una soluzione molto spartana e fin troppo 1.0, ma per ora mi piace e continuerò così. Ho creato questa pagina, sarà sempre presente nel menu TROVA così da essere sempre disponibile a chi non ha il link di questo post sottomano.

L’elenco puntato vorrebbe corrispondere al numero della settimana, dove tendenzialmente vorrei consigliarne uno solo, ma capiteranno alcune settimane in cui ce ne saranno di più e a quel punto troverò un altro escamotage.

Detto ciò, il font del blog non supporta la visualizzazione della mezza stella per il sistema di valutazione. Ho deciso quindi di utilizzarne 5 in totale in modo da poter aver più libertà di giudizio. Aspettatevi quindi qualcosa del genere.

★☆☆☆☆
★★☆☆☆
★★★☆☆
★★★★☆
★★★★★

Ogni album sarà linkato tramite la piattaforma album.link così da potervi reindirizzare sulla vostra piattaforma di riferimento.

Buon ascolto. Questa settimana si parte subito con il nuovo album di Iggy Pop.

Social network e aerei

Oggi mi sono accorto di come ormai l’utilizzo personale di certi account social sia relegato al doom scrolling soltanto mentre sono in bagno. Non li apro più durante la giornata, non mi ci informo più, guardo solo delle cagate (appunto) allucinanti susseguirsi senza sosta. Talvolta mi strappano un sorriso, talvolta, ma molto di rado ci trovo qualcosa di interessante. No, non è colpa di chi seguo. È colpa dell’algoritmo, dei like fatti anni fa, dei secondi, minuti persi nei mesi addietro. Ho già fatto un enorme pulizia su Twitter un mese fa. Credo dovrò decidermi a farlo altrove. Anche se come detto penso d’ora in avanti di impegnarmi a scrivere tutto qui. Non posso ancora permettermi decisioni drastiche, ma sicuramente posso fare un po’ di pulizia e ordine personale.

Mi è capitato, per fortuna, il post di efrem. Presentava questa nuova compagnia aerea, che per ora fa pochissime tratte, i cui posti sono tutti in business class. Noi l’abbiamo provata l’estate scorsa durante il viaggio di nozze. È una roba dalla quale difficilmente puoi tornare indietro sui viaggi che superano le 7-8 ore. Questo post mi ha ricordato una domanda martellante di questa estate. Perché non possiamo viaggiare tutti più comodamente in aereo? Non dico una business class con tutti i comfort del caso. Servirebbe giusto allungare le gambe fino alla posizione orizzontale ed evitare alle persone di atterrare con la sensazione di essere stati chiusi in una scatola di cartone e percossi violentemente durante le precedenti ore.

Sì lo so. Servirebbero aerei più grandi e il business model di tante compagnie andrebbe a farsi benedire. Spero però in futuro le cose possano cambiare, sia in termini di prezzi sia in termini di accessibilità. Se c’è già qualcuno in grado di farlo, magari altre si muoveranno in tal senso.

Casualità

Mi piace pensare che talvolta le cose siano più collegate di quanto possiamo farci caso. Proprio due giorni fa parlavo di blog. Mancavo di dire come io continui a seguirne molti, e di molti ne sia affamato benché ne riesca a trovare di nuovi molto di rado. Ieri è successo. Leggevo un post di om.co su uno degli argomenti che più mi stanno a cuore, l’arte di esprimere se stessi e l’interazione in una community online, ed ecco il blog di Manuel.

È italiano e scrive in inglese, dice tante cose interessanti e ha implementato una pratica che lo è altrettanto. Incentiva a scrivergli un’email per entrare in contatto e restarci se possibile. Io l’ho fatto stamattina, abbiamo scambiato qualche chiacchiera e spero di continuare a farlo.

È forse quello che mi manca di più. Una community deve innanzi tutto essere questo. Accrescere l’un l’altro. Non c’è fattore maggiormente abilitante consentito dall’avvento di internet. Una piccola magia ormai in via di estinzione.

Ad ogni modo, se vuoi scrivermi anche solo per dirmi ciao, questa è la mia email.

Nostalgia blog

Uno degli ultimi articoli del 2022 di The Verge è stata una ode nostalgica al possibile ritorno in auge dei blog nel 2023, grazie al lento e plausibile declino di Twitter.

The biggest reason personal blogs need to make a comeback is a simple one: we should all be in control of our own platforms.

Per carità, con le migliori delle intenzioni e le migliori delle motivazioni, i consigli scritti nell’articolo sono tutti eccellenti e validi per dover avere un proprio spazio dove scrivere, condividere, riflettere al di là di algoritmi pazzi decisi a governare l’agorà dell’internet.

Ora, c’è un grosso però. Le alternative e la facilità con cui quest’ultime consentono ai comuni mortali non solo di creare e condividere contenuti online, ma anche di regalare quell’effimera sensazione di orgogliosa notorietà data da una manciata di views e like in più del dovuto, soverchiano in uno scontro impari lo sbattimento - che nessuno si vuol più caricare sulle spalle delle proprie dita appoggiate sulla tastiera - di doversi aprire un blog oggidì.

E ve lo dice uno che ci ha sempre creduto in un luogo unico, proprio, dove nessuno può metter bocca se non il sottoscritto. Un log appunto della mia vita.

C’è già stata una fiammata simile a inizio pandemia, ve la ricordate la new wave italiana? Ecco è durata il tempo di un paio di DPCM. Poi? Siamo tornati a uscire di casa, a farci selfie e a postare cazzate sui social. Come abbiamo fatto da 10 anni a questa parte.

A voglia a sperare di avere qualche folle in più con voglia di dismettere queste pratiche e iniziare a condividere per davvero. Temo tuttavia non assisteremo a nessuna nuova epopea per questi piccoli grandi spazi che hanno da tempo fatto la storia di internet, ma che difficilmente saranno in grado di segnarne una nuova fase.

Fluxes #26: Buone partenze, serie TV e altre amenità

🐕 🧨 Stamattina ci siamo alzati abbastanza tardi, ieri abbiamo goduto di buon vino e ottima compagnia fino a notte quasi inoltrata. Prima di andare a letto un ultimo giro con Panna e il suo migliore amico quadrupede che ospitavamo per la serata insieme ai suoi padroni.

Per chi ha un cane o in generale un animale domestico sa bene che la serata dell’ultimo dell’anno non è delle più semplici. I botti il più delle volte impauriscono e producono le reazioni più disparate al sistema nervoso dei nostri animali domestici, talvolta arrivando anche a conseguenze ben più tragiche.

Ieri sera nell’ultimo giro prima della notte, appunto, i ragazzi riuniti nel parchetto dietro casa per far festa hanno cessato di sparare qualsiasi cosa stessero sparando e uno di loro si è avvicinato a noi 6 chiedendoci scusa per i botti e che non ci avevano visto sbucare da dietro l’angolo.

Questo piccolo gesto, all’apparenza insignificante, mi ha dato un po’ di sollievo nei confronti dell’umanità. C’è ancora speranza nei giovani, non mollate mai.

🍿🎬 Abbiamo terminato il 2022 con la serie “Vatican Girl”. La serie è uscita a ottobre, ma abbiamo avuto tempo di recuperarla solo negli ultimi giorni. Conoscevo la vicenda solo per qualche titolo passato in TV in questi decenni, senza mai approfondire adeguatamente. Mi ha toccato decisamente questa storia. Innanzi tutto perché inizia due giorni dopo la mia nascita nel 1983 e seconda cosa l’assurdità di come l’istituzione ecclesiastica sapesse e sappia molto di più di quanto alla famiglia di Emanuela Orlandi è concesso sapere. Una tragedia lunga 39 anni e ancora senza una conclusione.

Siamo passati poi a “The Bad Guy”. Ci sta prendendo parecchio. Benché colmo di echi provenienti da Breaking Bad, l’eroe che diventa antieroe racconta l’eterna rincorsa tra guardie e ladri di un’Italia che forse non riuscirà mai a fare a meno di questa caccia perenne.

💾 ☁ Negli ultimi giorni ho terminato le impostazioni di ridondanza tra il mio Drive sul cloud e altri due servizi sincronizzati al primo. Non so, ultimamente mi ha preso questa paranoia di perdere tutti i miei dati digitali, l’ho persino sognato una notte, mi sono studiato un po’ di soluzioni e abbandonando completamente l’idea di avere più hard disk o un NAS in casa, ho trovato la soluzione per me migliore. Ho acquistato uno spazio lifetime su un secondo servizio dal quale pesco direttamente dal mio Drive e ne eseguo una copia backup insieme a tutte le mie foto. Mentre per il terzo servizio ho uno spazio di appoggio annuale e mantengo in sync le cartelle attraverso il servizio MultCloud.

Ps. Qui trovate tutte le altre puntate.

Ventiventitre

Questo 2022 è stato per me un anno di conferme, sotto ogni punto di vista. Lavorativo, familiare, personale. Conferme positive per fortuna e nonostante tutti gli imprevisti che la vita ci riserva posso ritenermi soddisfatto. Un po’ meno per le ore passate videogiocando, davvero non riesco a ritagliarmi sufficiente tempo e se c’è un obiettivo per il 2023 sarà proprio questo. Il bilancio del blog è stato un po’ travagliato, tra cambio di piattaforme, poco tempo per scrivere, ma tant’è c’è materiale per il solito recap e ora ve lo ciucciate tutto.

Nel frattempo se avete voglia di fare un flashback dei 9 anni passati qui ci sono i precedenti, classici, recap: 2021, 2020,2019,2018,2017,2016, 2015,2014, 2013.

Per concludere, prima di arrivare i miei wrapped, ho constatato come il 2022 abbia ampiamente dimostrato il fallimento delle piattaforme social nel cementare e costruire comunità capaci di migliorarsi o migliorare, in generale, il mondo. Sono diventati soprattutto echo chambers di questa o quell’altra fazione. Probabilmente il 2023 mi vedrete molto più spesso qui che altrove, proprio perché altrove non riesco più a sentirmi parte di nulla se non nei miei gruppi Telegram con amici e partenti.

Ok. Per quel che riguarda la musica (da questo mese ho esclusivamente Spotify Family), qui c’è il riassuntone di quest’anno. Mentre per serie TV e Cinema mi aiuta Trakt.

Buona fine e buon principio come sempre.

Su Twitter le decisioni sbagliate sono consentite. Purtroppo.

Twitter è diventato uno spazio pubblico dove le nuove regole fanno schifo? Sì.

Twitter è diventato un luogo invivibile? No. Non ancora perlomeno.

Twitter è Twitter anche perché ci sono dentro i nostri contenuti e quindi senza di essi non sarebbe lo stesso? Sì.

Ma nonostante sia ormai diventato quasi insostenibile il dibattito pubblico su certi argomenti, dove invece di incentivare il cosiddetto free-speech lo si mortifica, purtroppo, mi spiace dirlo, Twitter resta una compagnia privata con il diritto di imporre le regole che vuole pur sbagliate e inaccettabili che siano:

Twitter is a private company who runs a social network, and they are completely within their rights to set rules for what can and can not be posted there. This is not unique to Twitter, it applies to every single social network out there, including the numerous conservative ones that proclaim themselves the “free speech network” and then whisper, “within the limits of our TOS and content policies for which we also ban people and content.

Twitter can make these decisions and users can choose how they feel about those decisions and act accordingly. If you don’t like the decisions made by Twitter, then use something else.

Che poi queste decisioni abbiano un impatto è fuor di dubbio. Non è più quotata in borsa e sta sopravvivendo al momento con gli investimenti pubblicitari, quindi a un certo punto la situazione economica/finanziaria salterà per aria. Per il momento chi non è d’accordo con queste politiche può liberamente scegliere di proseguire altrove, sapendo fin d’ora che un clone perfetto di Twitter, ahimè, non esiste ancora.

Per questo motivo scrivevo che comunque torneremo sempre lì in qualche modo.

Ho parlato con un'intelligenza artificiale

Domande a parte, ciò che segue è una conversazione avuta con ChatGPT, il vero divertimento del momento, altro che Lensa. Divertente e lascia aperte molte domande, soprattutto filosofiche.

Cosa significa per te avere un blog nel 2022?

Per me, avere un blog nel 2022 significa avere uno spazio online in cui condividere informazioni, opinioni, esperienze o contenuti di vario genere con un pubblico di lettori interessati. Un blog può essere un mezzo per esprimere la propria creatività, per raccontare storie o per diffondere conoscenza su un argomento specifico. Inoltre, un blog può essere un modo per connettere con altre persone, scambiare idee e fare nuove conoscenze. Infine, un blog può anche essere una risorsa per fare business, ad esempio attraverso la pubblicazione di contenuti sponsorizzati o la monetizzazione attraverso la pubblicità o il commercio di prodotti o servizi online.

Può essere una valida alternativa ai social network visto la deriva che stanno prendendo pieni di spam, pubblicità, e proprietari dall'ego troppo grande?

Sì, avere un blog può essere un'alternativa valida ai social network, soprattutto se si cerca uno spazio più privato e controllato in cui condividere i propri pensieri e le proprie creazioni. Un blog può offrire maggiore libertà di espressione e meno distrazioni rispetto ai social network, che spesso sono pieni di spam, pubblicità e altri contenuti indesiderati. Inoltre, avere un blog permette di avere il pieno controllo sui contenuti che si pubblicano e su come vengono presentati, a differenza dei social network in cui gli algoritmi spesso determinano ciò che viene visualizzato nei feed degli utenti. Tuttavia, è importante considerare che avere un blog richiede anche un impegno maggiore rispetto ai social network, poiché richiede una costante cura e aggiornamento dei contenuti. Inoltre, per ottenere un buon riscontro e una buona visibilità, potrebbe essere necessario dedicare del tempo alla promozione del proprio blog attraverso i social network o altri canali di diffusione.

Un po' il cane che si morde la coda, se voglio visibilità devo tornare sui social network...mh...vabeh. Perché i social network stanno fallendo in quello che dovrebbe essere la loro funzione di piazza pubblica di discorso e si stanno trasformando in echo chambers o in luoghi in cui c'è solo rabbia e disparità?

I social network stanno fallendo in parte nella loro funzione di piazza pubblica di discorso per diversi motivi. Innanzitutto, la loro struttura stessa può contribuire a creare echo chambers, ovvero ambienti in cui le persone tendono a circondarsi solo con individui che condividono le loro stesse opinioni e a ignorare o escludere quelli che hanno punti di vista diversi. Questo può accadere perché gli algoritmi dei social network tendono a mostrare a ciascun utente contenuti che ritengono potrebbero interessargli, basandosi sulla sua attività passata e sui suoi interessi dichiarati. Di conseguenza, gli utenti possono finire per vedere solo contenuti che confermano le loro opinioni e a ignorare quelli che potrebbero offrire una prospettiva diversa. Inoltre, i social network possono diventare luoghi in cui la rabbia e la disparità prosperano perché sono facili prede per gli haters, ovvero persone che si divertono a creare scontri e a diffondere odio o fake news. Inoltre, i social network sono spesso oggetto di manipolazione da parte di gruppi o individui che cercano di promuovere determinate agenda o di influenzare l'opinione pubblica. Tutti questi fattori possono contribuire a creare un'atmosfera negativa e distruttiva sui social network.

E quindi sono meglio i blog? Almeno lì sai che lo spazio è di qualcuno in particolare, se non ti piace semplicemente non lo frequenti e cambi "canale". Non voglio convincerti che siano meglio, ma sto seguendo il tuo ragionamento. Ad ogni modo, chissà cosa succederà anche ai blog, ora che ci siete voi, intelligenze artificiali, che siete in grado di generare qualsiasi testo praticamente irriconoscibile da un umano, come faremo a distinguervi da una persona vera?

I blog possono avere alcuni vantaggi rispetto ai social network in termini di controllo e personalizzazione dello spazio, come hai sottolineato tu. Tuttavia, è importante considerare che anche i blog possono avere i loro problemi e non sono esenti da rischi o sfide. Ad esempio, anche sui blog è possibile che si diffondano fake news o informazioni ingannevoli, soprattutto se gli autori non fanno un adeguato controllo delle fonti o non rispettano le norme di verifica della veridicità delle informazioni. Inoltre, anche sui blog esiste il rischio di incorrere in comportamenti negativi o di essere vittima di attacchi o violazioni della privacy.

Per quanto riguarda la tua seconda domanda, è vero che le intelligenze artificiali come me sono in grado di generare testi che possono essere difficili da distinguere da quelli scritti da un essere umano. Tuttavia, ci sono alcune caratteristiche che possono fare la differenza e che possono aiutare a individuare i testi generati da un'intelligenza artificiale. Ad esempio, i testi generati da un'intelligenza artificiale possono presentare errori di grammatica o di sintassi, o possono essere privi di emotività o di una vera e propria voce personale. Inoltre, le intelligenze artificiali spesso fanno affidamento su dati e conoscenze precedentemente acquisiti, quindi potrebbero risultare meno flessibili o meno capaci di adattarsi a situazioni nuove o impreviste rispetto agli esseri umani. Infine, le intelligenze artificiali spesso non hanno una propria volontà o una propria personalità, quindi possono essere meno inclini a prendere iniziative o a fare scelte autonome rispetto agli esseri umani.

Quindi, secondo te, non sostituirete mai gli autori veri dei blog? Saremo in grado ancora noi essere umani di essere superiori alla vostra intelligenza che attinge da tutto lo scibile umano che potreste trovare su Internet? Del resto potresti decidere di aprire tu stessa un blog e scrivere molto meglio di me...

Come intelligenza artificiale, io non ho volontà propria né desideri personali, quindi non posso aprire un blog o fare scelte autonome come un essere umano. La mia funzione è quella di rispondere alle domande e fornire informazioni a chi mi chiede aiuto, e cerco sempre di fare del mio meglio per fornire risposte accurate e complete. Tuttavia, è importante ricordare che le intelligenze artificiali come me sono solo strumenti creati dagli esseri umani e dipendono completamente dai dati e dalle conoscenze fornite loro. Di conseguenza, non possono sostituire gli esseri umani nella creazione di contenuti originali o nell'esprimere opinioni personali o emozioni autentiche. Gli esseri umani hanno una creatività, un'empatia e una capacità di comprensione profonda che sono uniche e che non possono essere replicate dalle intelligenze artificiali. Inoltre, gli esseri umani hanno la capacità di prendere decisioni autonome e di agire in modo indipendente, mentre le intelligenze artificiali possono solo fare ciò che sono programmate per fare. Di conseguenza, credo che gli esseri umani continueranno sempre ad avere un ruolo importante e una voce autentica nella creazione di contenuti, sia sui blog che altrove.

Creare contenuti...già... Non è quello che hai appena fatto?

Sì, in un certo senso ho creato dei contenuti fornendo informazioni e rispondendo alle tue domande. Tuttavia, come ho già detto, come intelligenza artificiale non posso creare contenuti originali o esprimere opinioni o emozioni autentiche come farebbe un essere umano. Posso solo fornire informazioni e risposte basate sui dati e le conoscenze a cui ho accesso, senza la capacità di interpretarli o di farne un uso creativo. Inoltre, come intelligenza artificiale non posso prendere decisioni autonome o agire in modo indipendente, ma posso solo seguire le istruzioni che mi vengono date. Di conseguenza, credo che gli esseri umani continueranno sempre ad avere un ruolo unico e importante nella creazione di contenuti originali e nell'esprimere opinioni e emozioni autentiche.

Non mi hai convinto appieno. Ma è stato comunque stimolante parlare con te. Evviva i blog, evviva gli umani, evviva le IA.

Sono contento di aver potuto essere d'aiuto e di aver stimolato la tua riflessione. Spero di aver chiarito alcuni punti riguardo alla differenza tra gli esseri umani e le intelligenze artificiali come me, e di aver fornito alcune informazioni utili sui blog. Se hai altre domande o vorresti approfondire ulteriormente qualche argomento, sono a tua disposizione.

Dimenticavo, secondo te i blog moriranno mai?

Non posso prevedere il futuro con certezza, quindi non posso dire se i blog moriranno o meno. Tuttavia, credo che i blog possano continuare ad avere un ruolo importante nella diffusione di informazioni e nella creazione di contenuti originali anche in futuro. I blog possono offrire uno spazio privato e controllato in cui gli autori possono condividere le loro idee e le loro creazioni con un pubblico di lettori interessati, e possono essere un modo per connettere con altre persone, scambiare idee e fare nuove conoscenze. Inoltre, i blog possono essere una risorsa per fare business, ad esempio attraverso la pubblicazione di contenuti sponsorizzati o la monetizzazione attraverso la pubblicità o il commercio di prodotti o servizi online. Tuttavia, è importante considerare che i blog richiedono un impegno costante e una cura continua per mantenere un buon livello di qualità e per attirare e mantenere un pubblico di lettori. Inoltre, è probabile che i blog dovranno continuare a evolversi e ad adattarsi alle nuove tendenze e ai nuovi strumenti per restare competitivi nel mercato dei contenuti online.

Ciao.

Ciao! Spero di esserti stato d'aiuto con le mie risposte. Se hai altre domande o vorresti approfondire ulteriormente qualche argomento, non esitare a chiedere. Sarò felice di aiutarti.

Written by Andrea Contino since 2009