L’Amerigo Vespucci a Los Angeles, un’esperienza agrodolce
Probabilmente nei giorni scorsi vi sarete imbattuti in qualche articolo o servizio di telegiornale riguardante l’arrivo della nave scuola Amerigo Vespucci al porto di Los Angeles. Qui in radio ne siamo stati letteralmente bombardati.
Una settimana - dal 3 all'8 luglio - attraccata a uno dei dock di San Pedro, con visita gratuita aperta al pubblico e un annesso spazio su terra ferma con una sorta di villaggio Italia adibito a mostre, proiezioni cinematografiche, shopping e alla ristorazione affidata a Eataly.
30 minuti di macchina da casa, un’occasione per fare qualcosa di diverso e ammirare la nave più bella del mondo che tutti ci invidiano.
L’evento, organizzato da Difesa Servizi - organo in house del Ministero della Difesa - fa parte del tour mondiale della Vespucci della durata di 2 anni, partito da Genova l’1 luglio 2023 e che si concluderà nel 2025.
Un punto di incontro, condivisione, confronto e promozione delle eccellenze del patrimonio culturale, artistico, storico ed economico italiano.
Un’area organizzata per padiglioni espositivi ed un articolato palinsesto curato dalle eccellenze italiane per vivere esperienze uniche.
Sul sito viene specificato che per salire a bordo è necessario prenotare un orario di ingresso specifico tra quelli indicati. E così abbiamo fatto, pensando, ingenuamente, che questo ci garantisse un accesso immediato sia al villaggio, sia, soprattutto, alla nave.
Ieri abbiamo scoperto che le cose non stavano esattamente così.
Arrivati a San Pedro, ci troviamo davanti un cartello digitale indicante i parcheggi generici riservati all’evento Vespucci e che quelli più vicini alla nave sarebbero stati quelli VIP e pertanto non accessibili. Parcheggiamo e scopriamo che c’è una distanza di 1.4km da percorrere a piedi con sole a picco e 27°. Scorgiamo una navetta in lontananza, può contenere circa 30-40 persone, ma la fila in attesa per prenderla ne conta almeno 200. Decidiamo di farcela a piedi.
Siamo ancora in orario e dentro i 15 minuti di tolleranza indicati nella email di conferma, ma all’arrivo troviamo una coda lunghissima. Pensiamo sia solo relativa all’ingresso al villaggio e aspettiamo, pazientemente, più di un’ora e comunque senza nessuna copertura predisposta dal sole di luglio californiano.
Entriamo. Guardiamo tra i padiglioni, ne restiamo lontani perché comunque anch’essi con code sostenute e ci dirigiamo verso la nave. Una volta lì scopriamo che ci sono due file, una per chi aveva prenotato la visita e una per chi non fosse ancora munito di biglietto.
Ma allora a cosa è servito prenotare?
La coda è, di nuovo, lunghissima, perdiamo un’altra ora scarsa e all’arrivo all’ingresso del molo scopriamo di non essere pronti a salire. C’è un altro serpentone da affrontare, ma ormai siamo lì e pazientiamo ulteriormente.
Qui mi accorgo di alcune cose. La prima, il villaggio viene trattato alla stregua di un polo fieristico, all’esterno c’è poco o nulla di interessante se non tanta gente che vaga o cerca posto nel patio di Eataly per un po’ di refrigerio. La seconda, ci sono un paio di punti ristoro tra le varie code dove acquistare da bere, dei tavoli con delle scodelle con ghiaccio per tenere in fresco le bevande: una lattina di acqua San Pellegrino costa $6. Allineato con i prezzi di un ristorante, non certo per dei banchetti dove far rinfrescare persone in coda sotto il sole da ore. La terza, e forse anche la più triste di tutte, è stata la totale assenza di informazioni riguardanti la nave. Non un pannello, non uno schermo, niente di niente dove si potesse sapere qualcosa di più.
La nave, così come è stata presentata alle persone mi è parsa soltanto una bella photo opportunity per gli account Instagram dei visitatori e nulla più.
Ora, non so quanti soldi lo stato italiano stia spendendo per questa attivazione di esportazione di italianità nel mondo (tutto il personale di staff è italiano), ma mi domando cosa ne ricava, qual è il messaggio e l’immagine dell'Italia che un visitatore si porta a casa dopo una pomeriggio come quello di ieri.
Perché io, che americano non sono, qualcosa sulla Vespucci sapevo ed è stato anche piacevole salirci a bordo, ma sono tornato a casa confuso, con una mezza insolazione e abbastanza vergognato per come è stata organizzata una manifestazione italiana mostrando come non si dovrebbe gestire un evento del genere.