SquareSpace: Intervista a Taddeo zacchini, User Interface Designer

Per la serie italiani all’estero e per la voglia di conoscere meglio chi sta dietro alla piattaforma di blogging che utilizzo, dopo Anthony Casalena, il fondatore di SquareSpace, ho voluto fare qualche domanda a Taddeo Zacchini da poco tempo il loro nuovo User Interface Designer.Ecco il suo racconto da trapiantato a New York. Non nascondo una punta di invidia. Bravo Taddeo!Presentazione. Chi sei, qual è la tua formazione?Mi chiamo Taddeo Zacchini ho 27 anni e sono un Graphic e User Interface Designer, Bologna Italia.La mia formazione parte da una base artistica, più precisamente da il Liceo Artistico, per poi passare alla grafica avendo conseguito il diploma di laurea presso all’ISIA di Urbino. Al momento sono laureando presso il corso specialistico in Interaction Design dell’Università IUAV di Venezia. Essenzialmente il mio percorso formativo è stato principalmente improntato sulla grafica “tradizionale”, quindi immagine coordinata, tipografia, editoria, illustrazione e fotografia. Nel corso degli anni ho comunque sempre approfondito la passione per il mondo Web e in particolare per quello che riguarda il design delle interfacce, usufruendo da sempre del computer e dei dispositivi elettronici.Perché ti sei specializzato in Interface Design?In tutti questi anni, la tecnologia mi ha permesso di migliorare e approfondire la mia conoscenza per l’arte grafica. Diciamo che sono partito dal Web, dove un designer affronta nuove problematiche nella progettazione differenti dalla grafica tradizionale. Essendo fruitore da lungo tempo, ho sempre trovato affascinate il lavoro che c’è dietro alla realizzazione di un interfaccia grafica, qualsiasi essa sia; posso aggiungere che il mio percorso formativo, è stato una naturale evoluzione di quella che era la mia più grande e sentita passione e interesse, e questa combinazione mi ha permesso di raggiungere nuovi obbiettivi a cui non avevo mai pensato di arrivare.Cosa ci fa un italiano in America? Perché questa scelta di vita?Ah! Questa è una bella domanda… Ancora me lo chiedo!È una storia piuttosto particolare ma allo stesso tempo molto semplice: all’inizio del 2007, al termine del corso triennale presso l’ISIA di Urbino, realizzai una tesi di laurea interamente dedicata alla progettazione delle interfaccie e allo studio dell’immagine Web 2.0, disegnandone l’immagine ed un prototipo. Il prototipo in quesitone consisteva in un servizio Web che permetteva a chiunque di disegnarsi il proprio sito senza avere conoscenze tecniche. È evidente la vicinanza con un servizio come Squarespace, la compagnia presso la quale mi trovo oggi a lavorare. Ma a quel tempo non ne conoscevo ancora l’esistenza, anzi, probabilmente Anthony era in procinto di concludere la sua tesi, da cui sarebbe poi scaturita la nascita del’ azienda Squarespace. Dunque, come tutti, misi nel dimenticatoi la mia tesi, nonostante su di essa avessi investito tanto.Successivamente, durante il primo dei due anni di corso specialistico presso l’università di Venezia, precisamente nell’estate del 2008, frequentai uno stage di interaction design presso Nokia Londra. Fu prorpio sul finire di quella esperienza che alcuni dei miei colleghi di Nokia mi fecero conoscere, quasi per caso la realtà di Squarespace. Immadiatamente mandai all’azienda americana curriculum e portfolio, speranzoso. Dopo solo un giorno feci un intervista telefonica che mi portò nel mese successivo a New York come stegista presso Squarespace, iniziando così la mia esperienza negli States.Se questa è una scelta di vita?! Gli eventi mi hanno portato a far si che lo sia diventato. Ho cercato di cogliere le occasioni migliori, poichè so quanto è difficile trovare un lavoro come il mio in Italia.Cosa significa per te lavorare in SquareSpace?Lavorare in Squarespace è incredibile!Una piccola start-up che ha già i numeri per fare grandi cose… L’ambiente è caloroso e giovanile, praticamente siamo tutti sotto i trentanni e c’è un rapporto di lavoro molto sereno e trasparente. Una realtà in cui il tuo lavoro viene riconosciuto al 100%, dove le persone si affidano a te e alle tue conoscenze riconoscendone il valore. Devo ammettere che mi sono trovato piuttosto spiazzato all’inizio, perchè già da allora mi davano parecchie responsabilità e riversavano fiducia in quello che facevo e proponevo. In completo contrasto con le realtà alla quale siamo abituati noi italiani, oggi mi trovo a dover pianificare diversi progetti interni in completa sinergia con gli altri team.La filosofia di base che abbiamo tutti a cuore è la nostra felicità. Se un dipendente è felice e ama il proprio lavoro, lavora e produce cento volte meglio. Mi ritengo fortunato, non c’è cosa migliore che amare il proprio lavoro e vivere di esso in serenità.Nello specifico, tecnicamente il mio lavoro consiste nello studio e nella realizzazione di interfacce: dallo studio concettuale, al disegno di wireframe, alla definizione del layout finale, ai processi di interazione e soprattutto alla progettazione delle icone.Consigli ad un giovane italiano che vorrebbe fare un’esperienza all’esteroIl mio consiglio è prendere tutte le buone occasioni che si possono avere e fare più esperienza possibile all’estero. Soltanto viaggiando si aprono nuove strade e nuove possibilità. Ma soprattutto si apre la mente, si elasticizza il proprio pensare e questo è importantissimo in ogni lavoro. Nella mia vita ho afferrato tutto quello che mi poteva dare qualcosa e ora ne sto riconoscendo il vantaggio.Raccoglierne i frutti, tornare a casa e cercare di trasmettere tutto questo alla nostra realtà, questo è quello che mi piacerebbe fare nel prossimo futuro, perché credo che soltanto tornando si possa creare qualcosa di duraturo e positivo per noi stessi.Grazie ancora per l’interesse.È sempre un piacere!Teddywww.myfavoritething.net

Tempo

Il tempo è un concetto relativo. Frase fatta. Il tempo non è un concetto. Il tempo è indefinibile. Non si può misurare qualcosa di infinito. Come si potrebbe?Quello che l’uomo ha inventato altro non è che un complesso metodo per scandire il ciclo che compie la sfera terrestre intorno a una stella. Tant’è nel nostro vivere quotidiano sembra mancare sempre, il tempo. Come mai? Perché mi ritrovo a fine giornata e sembra che ci siano ancora milioni di cose da portare a termine?Mi domando se bastasse solo un po’ di organizzazione in più, se sono solo io ad incasinarmi con le ore che passano, le cose da fare, la stanchezza e la voglia di dedicarmi ad altro. Non è così, vi sento là fuori, ci siete anche voi.Per chi crede agli oroscopi può interpretarlo come una caratteristica del mio segno. Buttarmi anima e corpo in tutto quello che mi appassiona, per poi accorgermi che manca, il tempo. Mi succede da sempre.Priorità.Ho capito che sono fondamentali, non è una questione di organizzazione, non lo è mai stato. Ma di priorità. Mettere in cima della lista le cose importanti, perché se no uno ne esce matto per davvero. Il 2010 sarà l’anno, l’anno delle priorità. Le mie.E’ una decisione sofferta, ma dovuta e riscontrata in questi quatto mesi. Lasciare la guida di TNWI mi costa tanto, ma le mani sono tue e una sola la testa e mi devo accontentare di questo. Faccio un grosso in bocca al lupo a Nicola De Carne a nuovo Editor in Chief. Spero che il progetto vada lontano, so che una piccolissima parte sarà per sempre mia.Del resto… “Possiamo soltanto decidere cosa fare con il tempo che ci viene concessocit.

A kind(le) of mess

Ok, come accadde per l’iPhone, c’è gente che crede che questo affarino risolva la fame nel mondo. Ok, ha venduto più dei libri di carta. Ok, Amazon ci sta facendo dei bei soldi. Ok, ma che senso ha dichiarare trionfalmente che è disponibile la spedizione anche nel Bel Paese se non c’è un solo libro in italiano?Persino Corriere si dimentica di menzionare questo fatto.

Ora, lodevole l’iniziativa di aprire uno store, lodevole il fatto di non imporre blocchi regionali e farlo arrivare anche qui. Ma a che pro? Se poi non c’è un titolo che non sia in inglese. E vada per le sperimentazioni di pochi illuminati, ma ancora il giocattolo non trova spazio qui. A meno di essere super geek e/o appassionati di questi aggeggi, oppure assidui lettori anglofoni che amano tenersi aggiornati su patinati newspaper d’oltreoceano.Inutile negarlo, è l’oggetto del momento, le grandi catene di tecnologia espongono versioni che scimmiottano il kindle come se piovesse. Purtroppo però nessuno dice agli acquirenti con ancora pochissimi rifornimenti di materia prima.Non sono in grado di esprimermi sulla fruizione, se davvero si ha lo stesso piacere di lettura di un libro vero, ma ad oggi, benchè le future possibilità siano praticamente infinite, in Italia siamo sempre al solito punto. 20 anni indietro.

Quella volta che ci misi 8 ore per fare 20 km

Metter piede a casa ieri sera è stato come svegliarsi da un incubo. Un incubo durato quasi 8 ore e che non auguro a nessuno di provare. La neve era prevista da due giorni per ieri pomeriggio. Alle 15, appena sono iniziati i primi accenni di pioggia ghiacciata, mi sono dato una mossa e sceso in strada il più velocemente possibile.

Ancora stamattina non so dire se sia stata una mossa azzeccata, a giudicare da quanta neve è scesa qui a Milano probabilmente si. Quello di cui proprio non riesco a darmi una spiegazione logica è come sia stato possibile non prevedere una situazione del genere, come non sia stato possibile gettare sale per tempo, come sia stato possibile non pulire prontamente le strade.

L’hinterland milanese non è pronto ad affrontare la neve, non scende tutti i giorni, ma immaginavo che dopo la situazione delirante di giovedì e tutto questo preavviso fossero serviti a qualcosa. Evidentemente no.

Sono alla caccia di cosa abbia bloccato la Strada Provinciale Monza Melzo, e ringrazio per aver deciso di prendere la Provinciale Cassanese, altrimenti sarei stato ancora lì per molte ore.

Internet anyone?

Non mi sono stupito di certo, ma col il mio Windows phone twittavo ed ero alla caccia di altri che facessero lo stesso nella zona intrappolati in auto. Il nulla. Idem su fonti di informazioni, nessuna spiegazione su una strada vuota e l’altra immobile.

Comunque, in pieno spirito “citizen journalism” armato della mia fidata Kodak Zi8 ho documentato le ore di viaggio. Molto più di tante parole…E oggi ne arriva ancora!

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Google Public DNS. Quanto sono lunghe 24 ore?

Ora, senza che sia io a farvi una lezione tecnica di cosa sia un DNS, mi è venuto da pensare rispetto a quanto annunciato da Big G. Sostanzialmente è un servizio, generalmente gestito dal proprio provider di connessione, che tramuta i numeri IP utilizzati da computer per comunicare tra di loro, nei nomi dei domini a noi familiari.Ad esempio contino.com ha questo DNS 65.39.205 etc.Google ha lanciato un proprio servizio gratuito per consentire una navigazione più performante in termini di velocità. Cambiare questi numeri magici nel proprio router non è operazione complicatissima, ma un minimo di competenze sono richieste.Luca e Massimo ne hanno già parlato tra ieri e oggi. Sebbene sia d’accordo con Luca nel dire che non bisognerebbe processare in base ai sospetti, purtroppo a me ne son venuti e non pochi. Pur essendomi andato a leggere per bene quello che viene esplicitato nella sezione Privacy, quelle 24 ore di data retention mi insospettiscono. David Ulevitch, il fondadore di OpenDNS, un servizio simile a quello che propone Google, ma che agisce sul mercato sempre in modo gratuito da qualche anno, ha sollevato i medesimi dubbi che con un occhio più clinico possono sorgere.

Third, Google claims that this service is better because it has no ads or redirection. But you have to remember they are also the largest advertising and redirection company on the Internet. To think that Google’s DNS service is for the benefit of the Internet would be naive. They know there is value in controlling more of your Internet experience and I would expect them to explore that fully. And of course, we always have protected user privacy and have never sold our DNS data. Here’s a link to our privacy policy.

Fifth, it’s not clear that Internet users really want Google to keep control over so much more of their Internet experience than they do already — from Chrome OS at the bottom of the stack to Google Search at the top, it is becoming an end-to-end infrastructure all run by Google, the largest advertising company in the world. I prefer a heterogeneous Internet with lots of parties collaborating to make this thing work as opposed to an Internet run by one big company.

Quello che sottolinea Daniele non è banale. E 24 ore sono tante.

No, la blogosfera italiana ce l’ha duro invece

Parto anche io dal post di Giuseppe, passando per Luca e poi Massimo. Mi trovo pressoché in completo disaccordo con quanto scritto da Giuseppe, il quale propone un clima disfattista velato da un’ignoranza che renderebbe molle tutta la rete prodotta da una qualsiasi italica mente.Posso essere d’accordo in parte sulla massa critica, benché non siamo posizionati affatto male, ma disapprovo in toto il clima culturale.Se di blogosfera vogliamo parlare, non si può certo dire che sia schierata verso destra. Prendendo una classifica caso e presupponendo che siano posizionati per una certa rilevanza, di blog schierati PRO Premier io ne vedo davvero pochi, se non nessuno. Sudditanza psicologica dovuta da un imprinting? Mi spiace, ma mi devo essere perso qualcosa.Concordo invece con Massimo quando dice:

Mi domando invece — rispetto al discorso di Giuseppe — come sia possibile omogeneizzare strumenti sociali tanto differenti come i blog, Twitter o Friendfeed, dentro una unica traccia antropologica.

Vero. E’ praticamente impossibile, benché gli attori italiani di spicco siano molto spesso gli stessi, la natura dei mezzi si differenzia per impostazione tecnologica e per utilizzo.Qui si chiede alla blogosfera italiana di avere un comportamento più simile all’autorevolezza dei quotidiani e dei libri di testo e allontanarsi dalla standardizzazione culturale di basso livello a cui ci sta abituando la TV e alla quale pare facciano riferimento gli italiani quando li consideriamo come molli.Ma io dico, ma perché? Perché la blogosfera non può essere semplicemente un diverso luogo dove diffondere delle informazioni che, voglio ricordare, hanno insita una natura personale (Come da citazione di Wikipedia), un luogo dove già tutt’oggi esistono delle eccellenze italiane che non hanno nulla da invidiare a quelle anglofone?Bisogna fare un chiaro distinguo però perchè Internet ha un potere straordinario, contiene tutto, sa distinguerlo e fa sopravvivere solo quello che ha più presa, quindi se parliamo di politica è un conto, se parliamo di formazione culturale è un altro.C’è chi questo mezzo lo sa sfruttare bene a fini politici, benchè non siano membri diretti del parlamento a farlo (qui si ci vorrebbe un cambio culturale forte), così come c’è chi lo sa usare bene per la diffusione del sapere. I mezzi ci sono, le persone anche, basta saper trovare il giusto luogo dove dar vita a questo tipo di discussioni perchè proprio come nella vita reale, come in Italia così negli Stati Uniti, esiste dall’estremismo fatto di idiozie a quello culturale di più alto livello basta saper scegliere dove metter bocca e ascoltare quello che gli altri hanno da dire.Il retaggio della nostra cultura, la storia della nostra società è quello che siamo oggi, nel bene o nel male, siamo diversi da chi è migliaia di km da noi. Questo non vuol dire necessariamente che sia un modello da seguire o che noi stiamo sbagliando. Ma dove? Cosa sta portando gli esponenti più autorevoli della rete a discutere sul fatto che in Italia non sappiamo parlare che di tette e culi e calcio giocato, e non siamo in grado di scrivere il quarto libro della Divina Commedia?Come scrivevo oggi su FriendFeed è doveroso fare le dovute proporzioni, è doveroso non lasciare niente al caso, è doveroso andare a cercare valore in ogni piattaforma di blogging, in ogni Social Network, in ogni forum e newsgroup, in ogni Wave di Google.Gli illuminati che ce l’hanno duro ci sono anche qua. Hollywood lasciamola dov’è.

Io non ho grandi fratelli. Una TV da dimenticare

I miei genitori non mi domandano neanche più il perché non guardi la TV di sera, ma preferisca uscire, oppure passare la serata, dopo un giorno intero, ancora sul PC o leggendo un libro.Penso oramai si siano accorti anche loro, che il GF ha rotto le balle a tanti, ancora troppo pochi aggiungo. La TV non riesce a riprendersi, è caduta in un baratro fatto di immani sciocchezze e contenitori con contenuti di bassa lega.Il GF purtroppo è solo uno dei tanti, di una serie infinita di minchiate colossali senza senso, ed è deprimente trovare la pubblicità meglio del palinsesto. Italia 1 non è più la TV dei ragazzi, MTV trasmette solo sit-com, soap e reality, la RAI trasmette Giacobbo che crede che nel 2012 il mondo finirà…Non dico di tornare ai fini educativi post seconda guerra mondiale, ma le uniche cose passabili sono gocce in un oceano di non vi dico cosa.E poi basta dire che si trasmette quello che la gente vuole, viene trasmesso quello che la gente guarda, che è diverso. Per questo Sky fa da padrone, almeno con i canali verticali i contenuti ci sono e sai dove andarteli a prendere.Ascoltate la radio un mezzo ancora sano, veloce, capace di adattarsi alla società e al suo mutamento. Ma soprattutto come dice Frank Leggete i libri. Sono coinvolgenti come un videogame.Il medium è il messaggio? Mai come di questi tempi…

La qualità prima di tutto

Non capisco perchè in questo pezzo Aldo Grasso, cercando di dare del tifoso più che del telecronista a Caressa, faccia passare la veracità di Fabio come una terribile condanna screditante nei suoi confronti e del tutto team di speaker calcistici di Sky.

Tifoso imparziale Caressa, uomo che si esalta perchè come ha gridato lui stesso “ amo questo sport” e secondo me è uno che con capacità dialettiche colorite e incitanti ha dato vita nel corso degli anni a un trend di escalation di emozioni durante la telecronaca di una partita che prima difficilmente si trovava.

Ti fa scalpitare, il momento, come direbbe qualcun altro, diventa catartico.

Grasso una cosa giusta la dice e probabilmente contraddice tutto l’articolo scritto, avete mai ascoltato una telecronaca RAI? Per carità, tutti professionisti di alto spessore, ma a mio modo di vedere poco esaltanti, mai coinvolgenti, tanto annoianti.

Punti di vista.

C’è da dire che il Calcio in Italia è tutto per tantissime persone e le fortune di Sky non derivano ovviamente solo dagli abbonamenti dedicati al cinema. Questo perchè negli anni passati, pur operando in regime di monopolio, Sky ha sempre garantito uno spettacolo calcistico che altre holding editoriali non sarebbero mai riuscite a sostenere in termini di costi e qualità e probabilmente non riescono nemmeno oggi. Una piccola parte è data da Caressa e il suo team, è inconfutabile, perchè la partita te la fanno vivere, come se fossi lì in tribuna.

Non conosco Mediaset Premium, ma Piccinini, tanto per dirne uno, è molto simile allo stile Caressa.

Mi spiace ma i guitti da avanspettacolo sono da cercare altrove, e Grasso che si occupa quotidianamente della nostra malandata italica televisione dovrebbe saperlo molto bene.

Socialmente Sociali

Tutto parte dalla lettura di questo post. Scoble, per sua natura, ad ogni novità che si fa strada sul web è sempre entusiasta. E’ stato così per FriendFeed, Google Reader e ora è innamorato della List feature di Twitter. Poco male. E’ stato solo uno spunto per poter ragionare meglio su quale, tra i tanti Social Network, ha ad oggi le caratteristiche per potersi considerare quello che sta un passo avanti agli altri, quello attraverso il quale la creazione di valore attraverso gli oggetti che vengono postati è maggiore.Chi se ne frega? Se siete capitati qui molto probabilmente lo avete fatto cliccando su un link apparso su un Social Network, questo perchè mi avete fra i contatti e reputate che le informazioni prodotte su questo indirizzo web soddisfano in qualche modo la vostra lettura.Funziona così. Quello che mi sono chiesto è chi assolve al meglio il compito di informare, disquisire con una qualità medio alta, eliminando il rumore in eccesso?

Twitter è per sua natura dispersivo, già quando si seguono quasi 500 persone è difficile tenere traccia del flusso. Strumenti come TweetDeck e Seesmic Desktop ci vengono incontro, ma solo con l’arrivo delle Lists settimana scorsa si riesce a dare una frenata a Twitter e accedere in modo più efficace a quanto gli altri scrivono, scremando il rumore dal messaggio efficace per noi. A differenza di quanto sostiene Scoble, Twitter soffre del medesimo problema di chat e forum, perchè chi decidiamo di seguire non produrrà valore nel 100% dei suoi tweet, ma amerà cazzeggiare (se è una persona normale) come tutti. E questo avviene sia in Twitter, che in Facebook, che in FriendFeed senza distinzioni. Questo confuta quanto mi ribatte Scoble qui.

Qualità vs Rumore: una questione di filtri

Negli anni siamo passati attraverso sempre gli stessi personaggi e ambientazioni: troll, flame, spam e chi più ne ha più ne metta. Siamo partiti dalle chat, dove nessuno aveva il controllo, ai forum dove sono comparsi i primi moderatori per garantire la qualità della discussione, ai blog dove siamo noi a decidere i commenti che possono andare online, fino ai Social Network dove attraverso una serie di filtri siamo in grado di visualizzare solo quello che più ci aggrada e stimola.Un passaggio graduale, quasi darwiniano, dove chi stimola maggiormente la discussione con argomenti e spunti di qualità sopravvive.Unfollow, Lock, Block, Hide…sono solo alcuni, ma che stiamo imparando a conoscere molto bene, i filtri sono potenti strumenti nelle mani e soprattutto nei click di chi li sa utilizzare, operando come un sapiente certosino della comunicazione online ognuno è abile e arruolato per creare il proprio orticello informativo essendo in grado di chiudere a chiave quello che disturba.

And the winner is…?

Per come mi immagino io un Social Network, voglio che rispetti al massimo quello che è insito nella sua natura. L’essere sociale deve essere una prerogativa. FriendFeed possiede ad oggi le giuste caratteristiche per essere sia il connettore che il trainante della socialità in rete. Focalizza in unico punto le attività dell’utente, considerato come particella di valore, indipendentemente dalla provenienza del suo contenuto e consente agli altri non solo di vederlo, ma anche di commentarlo, arricchirlo e condividerlo a sua volta.E’ scremato dalle sciocchezze e giocosità che Facebook porta con sé attraverso le applicazioni, replica alla potenza i messaggi di Twitter e permette di uccidere il rumore istantaneamente.Fino alla prossima feature, fino al prossimo social coso.

Verso casa, non mi vogliono far tornare

Sono in attesa dei vari upload tra video e foto reduci dal VeneziaCamp 2009 e ripenso a quanto accaduto al ritorno oggi pomeriggio. Freccia Rossa di Trenitalia semplicemente perfetto. Puntualissimo arrivo 20.25 in Centrale.Abito in provincia di Milano, per fortuna un paese servito dalla metropolitana linea 2 facente parte del ramo Vimodrone — Gessate. Da quando sono nato sono stato testimone dell’incomprensibile scelta di ATM di creare un treno non solo per la direzione Cologno e Gessate, ma anche uno che terminasse la sua corsa anche a Cascina Gobba.Ditemi voi l’utilità, visto che gli altri due si fermano comunque lì e sicuramente c’è più gente residente in 11 comuni rispetto un quartiere di Milano.Ma torniamo a questa sera. Era da tanto che non prendevo la metropolitanta, l’utilizzo intensivo degli anni universitari era sempre stato accompagnato da un abbonamento e mai dall’acquisto di un biglietto.

Scendo le scale mobili e mi accingo ad acquistarne uno dalle macchine automatiche. E’ domenica sera e c’è molta coda intorno ad esse, non perchè ci sia più gente del solito, ma perchè metà di queste sono fuori servizio.Arriva il mio turno. Abitando come dicevo in provincia, seleziono un biglietto interurbano zona 1, non capendo bene che differenza ci sia con le altre. Non ci penso tanto, ritiro il biglietto e lascio posto a chi dietro di me stava per eseguire la mia medesima operazione. Cerco di entrare, ma il tornello mi rifiuta il biglietto dicendo che non va bene.Mi rimetto in coda alla macchinetta, acquisto un biglietto interurbano zona 1/2, mi sposto nuovamente al tornello. Niente da fare non si entra. Nel frattempo erano già le 21.00. Chiedo al controllore al gabbiotto, mi dice che ho sbagliato a selezionare, tra le decine e decine di selezioni avrei dovuto scegliere zona 1/2/3, ma testuali parole “Quelle cavolo di macchinette non ci capisce niente nessuno”.E ci credo, perchè per comprare un normale biglietto per Milano centro esiste una voce sola, per andare fuori ne ho contate almeno 10.Ma arriviamo al peggio. 21.01Scendo alla banchina, sperando che il treno direzione Gessate arrivi in pochi minuti. Ma i primi 4 treni portano tutti a Cascina Gobba a distanza di 7 minuti l’uno dall’altro. Mi avvicino alla tabella degli orari e scopro di aver mancato il mio treno per 8 minuti. Prossimo treno per Gessate della domenica sera: 28 minuti dopo.Ora, io capisco che la domenica sera non è minimamente paragonabile alla folla del lunedì mattina, che sarebbe probabilmente uno spreco di risorse, ma trovo inaccettabile che non venga garantita una corsa con maggiore frequenza, dato anche il piccolo problema di fine corsa accennato all’inizio.Ho pensato subito a Venezia, che sì il biglietto costa 6.50€, ma non sono passati più di 6 minuti dal passaggio tra un vaporetto e un altro. E poi io mi lamento dell’accessibilità alla Rete. Morale ho chiesto ai miei genitori uno strappo da Cascina Gobba arrivando finalmente a casa alle 22.00. Inconcepibile se penso che disto 40 min di metro dalla Centrale.La metropolitana di Milano ha tanto da rivedere nel prossimo futuro, purtroppo per noi non c’è alternativa, ma sarà sempre più indispensabile causa traffico e mi auguro possa sapersi reinventare per stare al passo coi tempi.

Written by Andrea Contino since 2009