4 of July, 2024

🃏 Ho già parlato di Balatro qualche settimana fa. L’ho ripreso in mano con insistenza negli ultimi giorni e ne sono completamente assuefatto. L’ho acquistato anche su Xbox e il fatto che ci siano degli obiettivi da sbloccare, rispetto alla versione Nintendo Switch, mi ha stimolato a scavare più a fondo senza riuscire più a risalire.

È un gioco pensato e strutturato in modo che ogni partita non solo risulti essere differente dall’altra, ma anche cerca di tenere acceso il cervello stimolandolo a creare delle combinazioni differenti ogni volta e attivandolo nel pensare a quali strategie attuare. Bravi, bello, bis!

💪🏻 Dopo la lastra che prospettava una sicura operazione chirurgica, il mio ortopedico americano mi ha suggerito anche una risonanza magnetica. I risultati mostrano come ci sia un po’ di displasia e una degenerazione del disco fibro-cartilaginoso della articolazione acromion clavicolare. Insomma, quando alzo il braccio l’osso va a toccare quella parte e causa dolore. L’operazione pare scongiurata però. Subito dopo la risonanza ho fatto un’iniezione di steroidi-cortisone e ora ho iniziato la fisioterapia che durerà per 6 settimane. Nella speranza di risolvere tutto.

🪂 Oggi è il 4 luglio. Festa nazionale americana e l’aria è pregna di barbecue accesi ovunque si vada. Abbiamo deciso di trascorrerlo facendo parasailing! Avevo erroneamente associato l'esperienza a quella delle montagne russe che non tollero quasi mai. Invece è super tranquillo, con tanto silenzio una volta arrivati in quota e un panorama mozzafiato sulla costa di Santa Monica. Voglio rifarlo.

1 of July, 2024

Il mio limitato utilizzo e interesse dei social network è ormai soltanto diretto a notizie locali, musica, sport ed eventi nell’area di Los Angeles.

Qualche giorno fa mi sono imbattuto in questo, dell’account ufficiale del Pier di Santa Monica. Luogo iconico, ma che viene gestito a livello di comunicazione molto artigianalmente e quasi a livello di fiera di paese. Nel senso positivo del termine, c’è sempre un grande spirito di community per un luogo che vedere centinaia di migliaia di persone al giorno e che forse solo una misera % è davvero local.

Si trattava di un contest per la festa Pier 360 tenutasi questo weekend appena passato. Ho preso la palla al balzo, ho commentato...e ho vinto!

Il premio consisteva in due braccialetti con giri illimitati sulle giostre del Pier, un tour guidato a piedi della zona per quattro persone (cosa che faremo più avanti), un libro sulla storia del Pier (molto affascinante se si pensa che ne esiste uno dal 1875!) e tanto altro.

Nonostante il tempo incerto ci siamo divertiti un sacco. Ho approfittato per scattare qualche foto con i Ray-Ban Meta senza dover tirare mai fuori il cellulare. Il Pier ha appena visto un cambio di proprietà che promette di investire 10 milioni di dollari in nuove attrazioni nei prossimi anni.

Chissà come cambierà, intanto, quando siete da queste parti, fateci un salto!

29 of June, 2024

Ho fatto pulizia nei feed RSS. Una di quelle grosse. Ho eliminato tutte le fonti i cui post sono sempre stati dei tentativi di spiegarmi la vita.
Ho bisogno che la vita mi venga raccontata, attraverso delle storie, quelle delle persone.
Tutti quei siti e quelle newsletter con un ? alla fine del titolo, con spiegato bene e poi ti linkano siti stranieri, con non sei nessuno senza l’AI, dove tutto è impregnato di paragurismo: Addio.

Ho derubricato centinaia di siti tech con notizie fotocopia, mantenendo solo Techmeme e The Verge.
Ho creato una cartella a parte solo per i siti di gaming news in modo da non inquinare il resto.

Cos’è tutto il resto? Sono i blog in cui ci sono spaccati di vita vissuta, qualcosa con cui relazionarmi, sentirmi meno solo o semplicemente più vicino, o con cui sentirmi in aperta contrapposizione. Sono gli scritti da cui posso trarre ispirazione. Sono piccole finestre sulle vite degli altri a cui inaspettatamente ho capito di voler tenere e sapere di più.

Ci sono stati due episodi recenti a cui mi sono aggrappato ultimamente:

L’altro giorno ho notato un collega pregare in silenzio prima di apprestarsi ad iniziare il suo pranzo. La mia mente ha iniziato a vagare e i pensieri infilarsi in vicoli di bias inevitabili. Ma ricordo di aver pensato anche che non avessi alcun merito per giudicarlo, benché non sia credente, e che ognuno porta con sé un bagaglio di esperienze ed contesti differenti. Di scelte ponderate o meno che l’hanno condotto fino a quel momento e a quello stato d’essere. Non c’è un giusto o sbagliato anche se in tanti cercano di farci credere il contrario.
E questa intervista a Paolo Bonolis fatta dall’amico Gianluca. Pur non essendo affine al conduttore, mi sono soffermato su quando dice di essere totalmente avulso dai social media perché ha necessità e desiderio di conoscere le persone dal vivo. Dentro ci trova sempre un universo da scoprire.

Forse crescere significa anche questo e prendo in prestito una citazione dalla serie tv Your Honor: eliminare il superfluo e provare a scavare più a fondo invece che allargare il perimetro.

20 km al giorno

La mia routine mattutina è cambiata drasticamente da quando abitiamo qui. Mi alzo sempre insieme a Noemi, facciamo colazione, ma sono io ad occuparmi di Panna facendole fare il giro del mattino tra i vicoli della marina. Una veloce videochiamata a mamma e papà in Italia e una volta rientrato a casa mi appresto a montare in sella.

Ho sostituito il mio tragitto da pendolare, fatto di 1 ora e 10 minuti a tratta in metropolitana d’inverno, o 45 minuti in moto d’estate, per fare spazio a una rilassante pedalata di 30 minuti lungo oceano.

Il panorama nel tragitto lavoro-casa

10km a tratta, 20km al giorno impossibili da compiere in così poco tempo se non grazie a una ebike. Ancora prima di partire, perciò, avevo preso in considerazione un po’ di alternative.
La tratta è praticamente piatta e senza salite tranne per la rampa che conduce dal Pier di Santa Monica alla cittadina satellite di Los Angeles. Quindi niente di particolarmente elaborato o dispendioso.

La mia scelta, una volta arrivato qui, è ricaduta su una modestissima Restrospec Beaumont acquistata proprio al negozio linkato vicino casa. Ho approfittato di un incentivo aziendale che nel pacchetto di relocation mi ha gentilmente consentito di inserire anche la bici.

Esteticamente adorabile. Mi è piaciuta fin dal primo momento, benché avessi notato immediatamente la sua innaturale pesantezza accentuata dalla mega batteria posta nel portapacchi posteriore. Ha sempre però eseguito il suo sporco lavoro, con 5 diverse marce di velocità a supporto della pedalata, la bici può anche proseguire la marcia senza bisogno di toccare i pedali grazie a un tasto posto sul manubrio.

Ma...parlo al passato perché un mesetto fa, qualche settimana dopo la caduta sul tragitto, ho deciso di fare una permuta e spostarmi su una bici di una fascia un pelo più alta.

Perché?

Beh, innanzi tutto i freni a disco. Non essendo idraulici, da febbraio a maggio, ho visitato 4 volte il negozio del ciclista per farmeli stringere perché arrivavo sempre a termine corsa con l’ansia non funzionassero più da un momento all’altro lungo il percorso.
La catena è caduta un paio di volte, mentre affrontavo un tratto in salita, senza alcuna apparente ragione. Per fortuna la batteria perennemente carica mi ha condotto a casa grazie al tastino magico che escludeva la pedalata.
Ultima goccia. Una mattina mi accingo a spostare la bici dal balcone all’uscio di casa e mi accorgo che la gomma posteriore fosse completamente a terra. Non perché fosse bucata, ma piuttosto il copertone dislocato dalla sua posizione naturale.

Il pomeriggio stesso l’ho caricata, con immensa fatica, nel baule della Jetta e ho proceduto alla permuta con una Tenways CGO600 Pro trovata fortunatamente in offerta e un po' impolverata benché nuova.

Come detto non ci capisco molto di cambi e degli ultimi aggiornamenti tecnologici inerenti all’ambito ciclistico. La mia scelta questa volta si è spostata sulla leggerezza (27kg. vs 19kg.) e sull’efficienza. Su una bici che non avesse marce e non avesse soprattutto una catena tradizionale!

Questo modello ha infatti una marcia unica e una catena di gomma che non dovrebbe mai scendere e evita di sporcarsi vestiti e mani dovesse mai accadere qualcosa. Ha “solo” tre andature e sono tutte legate al modo in cui si pedala. Ovvero, non è che se si va su velocità 3 si va più veloce, ma si avrà soltanto una pedalata più dolce e si farà meno fatica a raggiungere la velocità massima di 32 km/h.

Si vola. E poi i freni a disco sono idraulici, quindi nessun timore rispetto a un consumo repentino. In un mese ho racimolato 200km. Non male per niente! Zero stress, zero traffico, veloce quanto basta e lento a sufficienza per godermi ogni giorno l'oceano e la sua aria frizzantina.

Adoro il mio nuovo morning commute.

P.s. Se vi piacciono altre storie di bici e blog, qui un paio di link.

Boox Palma: Recensione

Stavo tenendo d’occhio Boox Palma da qualche mese, fino alla recensione di Kevin dello scorso aprile, che mi ha definitivamente convinto all'acquisto (qui ce n'è un'altra molto interessante).

Ed eccomi dopo due mesi belli pieni di utilizzo per raccontarvi le mie impressioni su Boox Palma 6.13’’.

Boox Palma boxed

Cos’è?

Al costo di $280 (o su Amazon Italia a 299 euro) Boox Palma è un eReader con schermo E Ink a 300 PPI da 6.13’’ basato su sistema operativo Android 11. Ha 128 GB di memoria integrata che si può espandere grazie a uno slot microSD e una fotocamera da 16 megapixel accessibile soltanto attraverso l’applicazione per la scansione dei documenti (pertanto completamente inutile ai fini di acquisizioni di immagini o per vantarvi sui social media), un paio di casse stereo, un microfono e connettività USB-C, Wi-Fi e Bluetooth.

Perché può essere il dispositivo che fa per te?

Ultimamente sto cercando di prestare molta più attenzione al modo in cui spendo il mio tempo libero, specialmente quando si tratta di intrattenimento digitale, limitando allo stretto e indispensabile l’utilizzo del mio smartphone. Cerco, perciò, quanto più possibile di sostituire il doom scrolling con la lettura di un libro, l’ascolto di un audiolibro o di un podcast. Cosa che da quando ci siamo trasferiti negli Stati Uniti mi viene molto più facile perché molto più le frequenti sono le occasioni in cui trascorriamo le ultime ore del pomeriggio in spiaggia o presso la piscina del nostro complesso condominiale.

Boox Palma

E seppur possedessi già da qualche anno un Kindle Paperwhite, cercavo da tempo un dispositivo più compatto, che mi permettesse di reggerlo e sfogliare le pagine di un libro con una mano sola e che non fosse limitato nelle sue funzionalità a quello di un comune eReader.

E sebbene il mix di specifiche tecniche sopra elencate sembrano appartenere a uno smartphone più che superato per gli standard di mercato attuali, Boox Palma si è dimostrato quella combinazione speciale di cui avevo bisogno.

Una grande batteria per un piccolo schermo

Togliamo di mezzo subito l’elefante nella stanza. Lo schermo E Ink è allo stesso tempo il punto di forza e debolezza di Boox Palma.
Di forza perché garantisce un’estesa durata della batteria, nel mio caso a volte anche più di una settimana, e poi perché anche se decidete leggere un libro poco prima di addormentarvi non andrete incontro agli stessi noiosi problemi di oculari causati da uno smartphone.
Di contro, l’aspetto debole della faccenda di avere uno schermo E Ink, e provare ad utilizzarlo come se fosse uno smartphone qualsiasi, è la frequenza di aggiornamento lentissima il che lo rende praticamente inutilizzabile se ci si aspettano i medesimi tempi di risposta di un iPhone.

Certo, il Palma può tecnicamente scaricare TikTok, Instagram e YouTube etc. Può persino riprodurre video da quelle app. Ma a causa della bassa risoluzione dello schermo e del bianco e nero in generale, l’esperienza risulta abbastanza scadente e non sarete mai tentati di utilizzarle realmente.

E alla fine risulta essere un bene e un punto a favore invece che il contrario. Perché vi ritroverete a fare le cose per cui è stato costruito lo schermo del Palma. Questo aggeggio, seppur mi piacerebbe potesse essere tantissimo un telefono, è prima di tutto un eReader. Da Google Play Store ho scaricato Amazon Kindle dove ho ritrovato immediatamente tutta la mia collezione di ebook e documenti digitali.

Ho già detto che puoi impostare il Palma in modo che giri le pagine quando premi i pulsanti del volume?

E prima che tu dica, amico, perché non hai semplicemente continuato ad utilizzare il tuo Kindle? Semplice, la seconda app che ho scaricato è stata Spotify. Qui negli Stati Uniti, nell’abbonamento Premium, sono inclusi anche gli audiolibri e, deciso a sfruttarli nel miglior modo possibile, mi sono ritrovato a scaricarne un po’ offline e ad alternarli così agli eBook, anche grazie alla rapida connessione con gli AirPods Pro. Non male davvero.

E così, nel corso degli ultimi 2 mesi, sempre più spesso mi sono ritrovato a lasciare il mio iPhone a casa e portare con me per una passeggiata con il cane o nel momento di chill al mare soltanto il Boox Palma.

Boox non ha costruito un gadget perfetto, sia chiaro. Tutt’altro. Il corpo in plastica è un po' fragile, tutto richiede mezzo secondo in più del dovuto, lo schermo - nonostante si possa impostare il tasto a sinistra per fare un refresh manuale - affetto troppo spesso da ghosting. Peggio ancora, il Palma monta Android 11, che è già decisamente obsoleto e smetterà lentamente di funzionare, app dopo app, nel corso dei prossimi due anni. E benché visto da lontano questo possa apparire particolarmente frustrante, tutto ciò che Boox ha fatto, però, è stato mettere insieme il giusto set di ingredienti in grado di soddisfare le mie esigenze di questo periodo.

Quest'anno è stato pieno di aziende che hanno cercato di rivedere il modo in cui utilizziamo i nostri gadget. Humane con Ai Pin, Rabbit e altri hanno introdotto nuovi tipi di dispositivi (tipo Daylight che spero tanto di testare prima o poi), sperando che potessimo trovare cose nuove e diverse da fare con loro. Palma rappresenta un’alternativa molto meno ambiziosa, ma forse molto più probabile: si limita a provare a modificare la formula dello smartphone, lasciando ciò che funziona ma cambiando sottilmente i punti di forza e di debolezza del dispositivo. Non è così brillante, non così veloce, non così privo di attriti. È invece tranquillo, semplice, sano.

E lo adoro per questo.

Dark Matter

Durante la WWDC24, la conferenza sulle novità software dell’anno di Apple, il CEO, Tim Cook, ha introdotto l’appuntamento mostrando questa slide:

Personalmente non amo mai quando, in pieno stile Apple, la comunicazione legata al marketing di prodotto è auto referenziale e auto celebrativa. Ma in questo caso, al netto di “quanto siamo bravi e belli”, l’informazione condivisa è più che veritiera.

Mediamente qualsiasi serie TV prodotta e messa in onda su Apple TV+ risulta qualitativamente superiore rispetto alle piattaforme concorrenti. Qualsiasi show che ho iniziato a vedere lì non mi ha mai deluso. Anzi, il più delle volte mi ha fatto pensare a come è che su tutte le altre c’è solo un 10-20% di salvabile mentre qui è l’opposto?

Non ultima della lista c’è Dark Matter, una serie sul tentare di rendere veritiero il concetto del multi verso attraverso la teoria fisica del gatto di Schrödinger e il principio di sovrapposizione della meccanica quantistica. È l’adattamento dell’omonimo romanzo di science fiction di Blake Crouch del 2016 e penso sia un'operazione riuscita meravigliosamente.

Ho letto che non ripercorre fedelmente il testo, che ora mi ascolterò in audio libro su Spotify, ma fa comunque un lavoro magistrale nel romanzare concetti fisici complessi mantenendo colpi di scena costanti per tutta la durata della serie.

Domani ci sarà l’ultimo episodio. Finale di stagione, ma credo anche finale di serie. Non perdetevela per niente al mondo.

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Il mestiere di uno scrittore è leggere. Quello di chi scrive di videogiochi, beh è giocare. Ed è quello che ho fatto nell’ultimo mese. Ho letto tanto e giocato ancora di più. Ho trascurato il blog, ma per delle buoni ragioni ecco.

Ho finalmente completato Red Dead Redemption 2, con 6 anni di ritardo e dopo averlo iniziato a giocare praticamente su qualsiasi piattaforma, Stadia inclusa. Quanto mi è piaciuto per la miseria, e anche se gli open-world non sono il mio genere, la trama e i personaggi sono talmente ben scritti da farmi soprassedere sopra quegli interminabili viaggi a cavallo.

Ho deciso di attaccare con aggressività il mio backlog, spendere la maggior parte del mio tempo libero, quando non sono con mia moglie o in spiaggia a leggere un libro, nei videogiochi. Un po’ ho la scusa adesso di doverlo fare per lavoro, un po’ sento di essermi perso tanto durante questi anni, ma come credo per tanti, è davvero complicato trovare il tempo per tutto. E quindi priorità a tutti i videogiochi arretrati.

Oggi, tra l’altro, è il mio compleanno e tra qualche giorno c’è il primo giro di boa dei sei mesi qui negli Stati Uniti. A me non piace fare bilanci, sono più un tipo che vive il momento e ora come ora è sufficientemente buono. Dobbiamo aggiustare ancora qualcosina, ma resto fiducioso che, nonostante tutto, possiamo trovare il nostro angolo di felicità anche quaggiù. Ho tante idee per la testa, la prima delle quali fa il paio con quanto scritto nella prima riga di questo post. Vorrei provare a scrivere qualcosa e non saprei da dove iniziare. Un libro? Un breve racconto? Non lo so ancora, ma vorrei provare a capire se sono in grado di cavarne fuori qualcosa.

Dispacci Americani #3

Qualche aggiornamento dopo due mesi.

⛅️ Qui c’è un detto: May gray, June gloom. Riguarda principalmente le condizioni meteo in California. Non ci volevo credere, ma maggio si appresta a chiudersi come il mese più nuvoloso da quando siamo arrivati. Con temperature a volte più fredde di febbraio. La situazione è la seguente: al mattino ci si sveglia con un cielo plumbeo, a volte con una coltre di finissima pioggia tanto da non aver bisogno dell’ombrello, per poi passare a un cielo terso e con raggi di sole per poche ore dopo le 14.00. Vedremo giugno cosa ci riserverà e soprattutto se il proverbio funzionerà anche questa volta.

🚲 🙋🏼‍♂️ A inizio maggio sono caduto. Niente di preoccupante, ma la spinta dell’elettricità della bici non è andata molto d’accordo con l’asfalto sabbioso della pista ciclabile sul lungo mare di Santa Monica. Per fortuna ero praticamente fermo e ho riportato solo qualche escoriazione alla mano e al ginocchio sinistro. Nel frattempo, pensando si fosse aggravato per questo motivo e dopo due mesi di inutile fisioterapia, ho deciso di prendere appuntamento da un ortopedico per un fastidioso dolore alla spalla sinistra che mi porto dietro da gennaio. Mi hanno fatto una lastra direttamente sul posto. Il responso non è stato dei migliori, la cartilagine tra l’omero e la scapola non crea abbastanza distanza tra le due ossa, provocandomi un dolore abbastanza insistente quando alzo il braccio.
Un palliativo sul breve termine è un’iniezione di steroidi che non risolverebbe il problema, ma allevierebbe il dolore (anche se l’ho già provato in passato prima di essere operato alla spalla destra). La soluzione sarebbe operare. Tra me e l’inevitabile c’è una risonanza magnetica il 10 di giugno. Chissà. Il dolore è abbastanza fastidioso e perennemente presente nel momento in cui il braccio supera una certa altezza. Io sono le per le soluzioni drastiche ma, avendo una palestra a disposizione nel plesso del nostro condominio, mi ha fatto ponderare sul cominciare a rafforzare i muscoli limitrofi giusto per supportare al meglio l’articolazione.

📱 Su consiglio di Kevin, sto utilizzando da un paio di settimane il Boox Palma. Un device dal form factor di un telefono, ma che in realtà si comporta come un eReader equipaggiato con E ink. Monta Android come sistema operativo, il che significa avere a disposizione tutte le app del Play Store e perciò lo stesso catalogo del mio Kindle. Adoro il fatto che sia leggerissimo ed versatile nella sua portabilità. Consuma un po’ troppa batteria nel momento in cui aggancio delle cuffie usb-c, ma nell’uso basico che ho deciso di farci (lettura libri e doom scrolling prima di dormire) direi che è il device perfetto per le mie esigenze.

🌾 Rimanendo nell’ambito dei device basati su E Ink, dovrei ricevere a breve in test Daylight. Per questo sono in trepidante attesa. È a tutti gli effetti un tablet, ma che la società che lo sta commercializzando preferisce chiamare Computer. Un device dedicato a chi non cerca un accesso alla tecnologia dettato dalle novità del mercato, piuttosto per chi sta cercando di decelerare e godersi i contenuti senza distrazioni. Ha una versione custom di Android, ma soprattutto è il primo a montare uno schermo E Ink dall’impressionante refresh rate di 60fps, non dovendo far percepire una differenza di interazione rispetto a un iPad. Ha anche una penna con cui si può interagire a schermo e si può associare anche una tastiera nel caso si voglia usare come computer principale.

⌨️ 🎮 Ho scritto molto meno questo mese. Mi sono dedicato prettamente a videogiocare. Ho portato a termine Banishers 2. Ho scritto la recensione di TopSpin. Ho deciso di prendere il mio backlog, fare pulizia, e seriamente affrontare tutti quei giochi che ho iniziato e mai portato a termine nel corso degli anni. Per cominciare Red Dead Redemption 2. Non può essere però una scusa per non continuare a scrivere e buttare qui dentro il necessario. Iniziando probabilmente dalla prossima settimana, forse la più importante dell’anno per l’industria dei videogiochi e che forse finalmente torno a vedere da vicino. Grazie al mio lavoro sarò fisicamente presente alla Summer Game Fest il 7 e all’evento di Ubisoft Forward il 10 giugno. Spero siano due momenti in cui tornare a respirare l’aria dell’E3 che tanto mi è mancata negli ultimi anni.

Il Web è morto

Per pura necessità lavorativa sono tornato con maggior frequenza a visitare X.com dove mi ero ripromesso da tempo di non spenderci più tempo. E invece, tanto del mondo del gaming è ancora lì dentro e ne traggo ancora oggi valore quando si tratta di aggiornamenti e novità.

Inevitabilmente mi sono ritrovato a consumare anche contenuti di altra natura. Che si trattasse della mia squadra del cuore o di qualsiasi altro argomento, l’ormai ex-twitter mi ha dimostrato ancora una volta quanto sia diventato un luogo in cui la violenza verbale e l’attacco alla persona sono il biglietto da visita di tanti leoni da tastiera che probabilmente vedono in questi spazi il vuoto secchio da riempire con il proprio veleno.

Ma che ci vuoi fare, è l’umanità bellezza. È l’umanità che non ha più filtri. È l’umanità che in fin dei conti si dimostra sempre essere per quella che è, social o non social network che sia.

Ho quindi deciso di dare ascolto a questo vortice di negatività, vedere dove mi portasse anche solo per tastare il polso delle conversazioni online.

Mi sono dato 15 giorni da inizio mese. Il test è terminato con una sostanziale, fin troppo banale, verità: è impossibile o quasi avere una conversazione decente online oggi giorno, a meno che lo si faccia in un luoghi ristretti ed estremamente di nicchia.

Ci sono due fattori importanti che entrano in gioco in questa equazione per produrre il risultato a cui sono arrivato e con i quali bisogna necessariamente fare i conti: l’algoritmo e le persone.
Il primo è totalmente arbitrario, in mano alla piattaforma di turno e incomprensibile nel suo modo di premiare o nascondere i contenuti.
Le seconde sono quelle che sono, grette, ignoranti, cattive, piene di risentimento, deboli e fragili e senza un briciolo di rispetto per il prossimo. Siamo noi, mi ci metto dentro anche io, è la nostra natura e quando ne abbiamo la possibilità, senza essere puniti da nessuno per questo, diamo il peggio di noi screditando un altro utente cercando di far prevaricare la nostra voce.

Non importa il contesto, non importa la piattaforma, è quello che siamo.

E allora adesso che ne esco fuori e che torno a scrivere qui senza badare a nessuno, ho deciso di unire i puntini di tanti link salvati in questi ultimi giorni. Qui, sul blog, dove non so chi mi sta leggendo e da dove. È l’antitesi di ciò che i social media sono. Non c’è spazio per la conversazione se non privatamente, non ho distrazioni procuratemi dagli analytics, non temo nessun giudizio e per questo mi posso essere allo stesso tempo più sicuro e più vulnerabile.

Non ho un nemico, se non me stesso e la mia pigrizia a cui parlare. E questo rende il mio pensiero più sereno e costruttivo. A me non è mai interessato monetizzare questo luogo, non è mai interessato camparci, non ho mai aperto a pubblicità o a una newsletter a pagamento proprio per questo motivo. Pubblico di tanto in tanto link dei miei post sui miei account social anche solo per diffondere ciò che scrivo tra chi mi segue, ma senza mai badare troppo al risultato.

Tuttavia c’è qualcuno (grazie Nicola per il link) che da questa operazione ci campa e probabilmente ha deciso di mollare perché non vede risultati o perché semplicemente, secondo me, i social media gli hanno rovinato la bellezza di condividere i propri contenuti in una maniera differente, senza la paura di dover essere per forza scoperto nell’immediato:

I am afraid the methods of organic discovery of good individual blogs and blog posts are failing us. They worked a decade or so back. They don’t anymore. There are just too many good writers out there. With setting up platforms for blogging becoming a lot simpler, the number will only rise.

The thought makes me wonder why I even write anymore in public. Why do I add to the noise that the web is turning (or has already turned) into now?

Oppure c’è chi dipende da un motore di ricerca come Google e viste le recenti novità presentate a Google I/O teme per il futuro di chi ha da anni alimentato proprio quel motore che li ha aiutati ad emergere:

But to everyone who depended even a little bit on web search to have their business discovered, or their blog post read, or their journalism funded, the arrival of AI search bodes ill for the future. Google will now do the Googling for you, and everyone who benefited from humans doing the Googling will very soon need to come up with a Plan B.

Ci stiamo rendendo conto che le trasformazioni degli ultimi due decenni ci hanno resi più soli e solitari nonostante l’iper connettività e l’iper esposizione. Rubando tempo alle nostre idee, educazione e pensiero critico. Stiamo diventando delle bestie e probabilmente tirare il fiato e riflettere su spazi diversi e non di altri potrebbe aiutarci tutti un pochettino:

The always-on, hyper-connected nature of social media and smartphones is stealing our attention and chipping away at our creativity and critical thinking skills, bit by bit. Our brains are rewiring to crave the dopamine hits of likes, shares and endless bite-sized content.

E se nemmeno uno come Manuel ha un’idea di cosa succederà al futuro del web, figuriamoci io. Forse il titolo di questo post avrebbe dovuto contenere un punto di domanda alla fine. Forse non è morto il web nella sua interezza, ma è morta un'idea di web. Quella dello scambio e crescita di idee e opinioni. Di movimenti e di community. Forse il web è ormai soltanto un luogo dove deridere e apparire, forse c'è bisogno di altro. Io continuerò a scrivere qui, forse senza mai farmi trovare o senza mai farmi leggere da qualcuno, ma da qui non me ne andrò mai.

IndieWeb Carnival: Ambienti Creativi

Per fortuna anche questo mese il topic dell’IndieWeb Carnival è divertente e stimolante: quali sono le vostre ambientazioni preferite dove scatenare la vostra creatività?

Pensandoci, creare significa realizzare qualcosa che prima non esisteva, trasformando materia già esistente o creandone di nuova dal nulla. È il processo di materializzare ciò che prima, semplicemente, non era.

Per me questo si identifica soprattutto con realizzare post qui dentro. Processo strettamente collegato a quello dell’ispirazione. L’idea per scrivere qualcosa di interessante, almeno per me, combacia con il voler riflettere su quanto mi capita nella vita, sul dare forma a dei pensieri talvolta confusi e da lì parte la mia attività creativa.

Ma quali sono gli ambienti in cui questo avviene? Fossi stato ancora in Italia avrei risposto in metropolitana. Complice il lungo tragitto casa-lavoro avevo il tempo necessario per contemplare la miriade di post che popolano il mio feed RSS ogni mattina, e da lì lo spunto per scrivere qualcosa.

Qui spesso mi capita di arrivare in ufficio prima dell’inizio della giornata lavorativa e il rituale è più o meno lo stesso. Feedly, appunti, scrittura, rielaborazione, pubblico.

Altrimenti se si tratta di post personali o semplicemente riguardanti un’esperienza fatta, il più delle volte il mio ambiente creativo è il letto, poco prima di prendere sonno. Spesso lì prendono vita riflessioni che molto spesso non riesco a riproporre in forma testuale perché me ne dimentico o perché troppo stanco per appuntarmi qualcosa.

Altre volte invece sono i post che puoi leggere qui.

Come funziona per voi?

Written by Andrea Contino since 2009