Il pubblico di Xbox Series X non è lo stesso di Playstation 5

Comunicare del media con il pubblico più diffuso del pianeta non è affar semplice.Quando si tratta di videogiochi ci sono tante dinamiche di cui tener conto, la più importante delle quali è l’aspettativa delle community di videogiocatori.Il mercato però troppo spesso non ha il tempo di fermarsi e domandare a se stesso, cosa vorrà il mio pubblico di riferimento da me nel momento in cui sono nella fase di lancio di una nuova console? Quali sono le aspettative? Deve rispondere prima a tempi di produzione, business, ciò che probabilmente garantirà ampi introiti nel minor tempo possibile.Le risposte a queste domande sono state date qualche settimana fa, in occasione del periodo E3 durante il quale Microsoft, pur presentando tanta carne al fuoco, fu tacciata di non aver saputo soddisfare il bisogno primordiale del videogiocatore: fammi vedere cosa potrò fruire, pad alla mano, una volta che il titolo verrà pubblicato sulla nuova console.Ed è quanto ci si attendeva durante l’evento di ieri. La strategia comunicativa di Microsoft circa Xbox Series X è stata piuttosto chiara durante questo mese e mezzo di attesa che ci ha condottoalla diretta del 23 di luglio: la console più potente del mondo vi farà vedere il gameplay dei giochi pronti al lancio o di lì a poco.Si sono dimenticati di mettere alcuni asterischi.Sull’onda lunga di quanto fatto dalla seppur poco entusiasmante conferenza di Sony a livello di annunci, ma molto sostanziosa a livello di capacità di mostrare ciò che Playstation 5 sarà in grado di fare, l’audience si aspettava questo.

Eppure…eppure vuoi che la connessione della stra grande maggioranza del globo non è riuscita a fare streaming in 4K di Halo Infinite, che sembrava una brutta copia di se stesso, vuoi che praticamente tutto quanto mostrato era in computer grafica e non un gameplay…beh ha lasciato tutti un po’ con l’amaro in bocca. E se chiudevi gli occhi ti sembrava di essere alla presentazione di una qualsiasi altra Xbox con la tiritera Halo, Forza, Fable.Ad essere cinici e lasciando da parte il cuore di appassionato, analizzando pertanto la conferenza di per sé, certo il ritmo è stato elevato, i giochi annunciati tanti e sicuramente si è vista una strategia volta a creare tante nuove IP che però esisteranno anche su PC da qui in avanti. La visione d’insieme ci porta anche a fare un grande plauso a Microsoft per aver sostanzialmente confermato che tutto questo ben di dio sarà disponibile a poco più di 10 euro al mese per i sottoscrittori di Game Pass.

E forse ieri per la prima volta si è notata la grande differenza di approccio a questa nona generazione di console tra i due colossi, Sony e Microsoft, e Game Pass è proprio la chiave di volta per comprenderla.Con Game Pass al centro del suo modello di business, Microsoft non sta più cercando di competere con Sony nella corsa per pubblicare un paio di enormi successi AAA ogni anno. Sta seguendo il modello Netflix, mantenendo un ritmo altissimo di nuove uscite in un periodo molto breve, trattenendo così il più possibile i suoi abbonati. Netflix non produce i migliori film del panorama cinematografico, ma questo non sembra avere importanza il venerdì sera quando accendiamo la TV e ci schiantiamo sul divano. Senza contare il fatto che molti dei giochi presentati ieri dovranno girare su una quantità di hardware spaventosa, Xbox Series X, Xbox One e tutti i PC sufficientemente potenti da permettere di farlo.

Non sto dicendo che qui si stia puntando sulla quantità rispetto alla qualità. Dico che rispetto a Sony che sembra puntare su grandi pochi blockbuster rivolti soprattutto a videogiocatori single player, Microsoft attraverso Game Pass può giocare sulla varietà di genere accontentando un pubblico forse più casual, meno impegnato, ma che ha voglia di approcciare generi differenti e un grande catalogo dà la possibilità di raggiungere questo obiettivo.Non è chiaro al momento come quei 12 tflops di potenza della Xbox Series X verranno sfruttati appieno, quanto visto ieri al di là di alcuni spunti sempre in computer grafica, non sono da far cadere la mascella, ma come diceva qualche amico su facebook, da una nuova generazione ci si aspetta questo.

Qualcosa che lasci senza parole, interdetti, e ad oggi Ghost of Tsushima, ad esempio, riesce a farlo molto meglio, non dandomi pretesti per passare nell’immediato (anche se lo farò comunque) alla nuova generazione di console.

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Hertz 24/7 utile, ma fuori controllo

Per vicissitudini abbastanza futili ci siamo ritrovati a dover ritirare un mobile da esterno da casa di villeggiatura dei miei genitori in Liguria e portarlo a casa nostra in Lombardia.Individuo la giornata di ieri come quella perfetta per poter eseguire l’operazione. Affittare un furgone il sabato in provincia di Milano è abbastanza complicato. O meglio, non lo è se lo affitti il venerdì e riporti il lunedì mattina, ma perché pagare 3 giorni se ne utilizzo solo uno?Scopro tramite i cognati il servizio Hertz 24/7, un servizio attivo 24 ore su 24 e che viene servito come corollario da Ikea e Leroy Merlin. In realtà è indifferente scegliere uno o l’altro, si viene comunque dirottati sul sito di Hertz e si conclude lì la procedura di noleggio.

Sonos. Radio e nuova app

seiseiventiventi

Finalmente immuni (?)

Spotify, un like per salvarle tutte

Finalmente dopo un periodo intenso di lavoro riesco a ritagliare del tempo per scrivere.

Per chi segue il blog da qualche anno conosce la mia smisurata passione per la musica e il mio tentativo, talvolta mal riuscito, di ascoltarne più possibile ovunque mi trovi. Di pari passo c’è anche quella per i servizi di streaming ( Rdio, Spotify, Apple Music etc.) dai quali dipendo totalmente.

Negli ultimi anni Apple Music è stato ed è il mio servizio di riferimento. Non sono certo se rimarrà il principale. Finalmente Spotify ha annunciato una nuova feature che si aspettava da oltre 6 anni. Ovvero la possibilità di salvare nella propria libreria tutti gli album e tutte le canzoni, senza nessuna limitazione.

Fino all’altro ieri c’era attivo il blocco di 10.000 canzoni salvabili tra le proprie preferite. Quando sostanzialmente si va a cliccare sul cuore accanto al brano, quest’ultime finiscono in una sezione speciale del vostro account chiamato Brani Preferiti. Ma una volta raggiunto il limite l’unica soluzione era quella di trasferire questi brani in una playlist differente e ricominciare il processo daccapo.

Una limitazione fortissima per chi come me ha all’attivo nella propria libreria, ad oggi, 4.013 album e 40.760 brani. Da oggi, tolta questa inutile preoccupazione risolta da un aggiornamento di architettura software, Spotify diventa il primo servizio streaming ad eliminare totalmente questo tipo di limitazione.

Nel corso degli anni Spotify ha fatto dei passi da gigante in fatto di design, velocità dell’app, e ascolto delle richieste della propria community. Preferisco decisamente la sua UI minimale ed essenziale rispetto a quella di Apple Music, tuttavia ad oggi pecca ancora di ancora un paio di feature a mio modo di vedere imprescindibili:

  • La possibilità di attivare lo shuffle in una cartella contenente più playlist
  • La possibilità di ritrovarsi su qualsiasi Device dal quale si fruisce l’applicazione i nostri file locali. Come fa Apple Music che permette di caricarli sul cloud una volta ed averli sempre a disposizione

Ho deciso di affiancare pertanto Spotify ad Apple Music come servizio streaming, alternandoli in base alle mie necessità, album disponibili etc.

In attesa del prossimo miglioramento.

https://open.spotify.com/user/%23contz?si=tjyaIfqVSKq755xGFnKRqQ

Si stava meglio prima

Questa nuova normalità non ci sembra più tanto nuova. È come la vecchia ma con una mascherina in più a dividerci.Anzi è peggio, molto peggio.Più distanti, più cattivi, più disumani di prima. Perché oramai se c’è in ballo la propria sicurezza, figuriamoci, apriti cielo.E quindi col piffero che #andràtuttobene. Siamo allo sbando, di regole ce ne sono poche e molto confuse e ogni categoria cerca di difendere il proprio orticello inventandosi le più disparate soluzioni pur di sopravvivere.E come non capirli?Stiamo facendo tutti così.E poi l’app che avrebbe dovuto permetterci di azzerare il contagio? Che fine ha fatto?Questa mattina ascoltavo Radio 24, si citava un’inchiesta del NY Times su un paesino del nord della Germania. Lì hanno riaperto le scuole, considerate le spine dorsali di tutto il Paese. E lì, la prima cosa a cui hanno pensato è un test covid-19 all’ingresso.Se sei positivo torni a casa e ci stai 14 giorni. Per il resto dentro la scuola tutto normale.Chissà se da noi invece di pensare soltanto ai soldi delle TV per far movimentare il circo del calcio si arrivi a pensare anche a qualcosa del genere?Intanto, ci teniamo questa fase 2. Una brutta copia di quella lasciata a fine febbraio e che speravamo di non ritrovare.

La “fase 2” è una schifezza ibrida, né di qua né di là: è la normalità di prima, ma il suo peggio. E non è più nemmeno eccezionale e temporanea, estrema: c’è traffico per strada, è tornata la politica stupida e polemica, i fessi si riscoprono fessi sui social network, e tutto intorno però è tristemente peggiorato.

Nelle prossime puntate

Settimana prossima quasi sicuramente utilizzerò l’auto per la seconda volta dal 10 marzo. Con buona probabilità andrò in ufficio per procedere con il trasloco nei nuovi locali. Una roba di un paio d’ore, ma sarà bello poterci andare, rivedere qualche collega e assaggiare una nuova normalità.Negli ultimi giorni il lavoro si è intensificato, ci stiamo preparando ad un’eventuale, plausibile, apertura il 18 maggio. Sarà sfidante, immagino, ma allo stesso tempo temprante. Un’esperienza dalla quale imparare sicuramente qualcosa.Nel frattempo è scoppiato il caldo, ci siamo rinchiusi in casa a marzo con i cappotti, ne usciremo in costume da bagno praticamente. Oggi o domani ci tocca pertanto il cambio armadi.Continuo con le mie passeggiate in campagna, proviamo a cucinare ricette sempre nuove e diverse e ormai sono veleggio verso i 6 kg persi. Spero di riuscire a mantenermi senza recuperarli di botto una volta ripresa la routine quotidiana.Mi sono dedicato alla lettura, ho terminato Il Colibrì e adesso, dopo aver visto la serie TV Hunters, mi sto dedicando a Caccia alle SS.Il tempo mi sembra essersi fermato. In alcuni casi persino tornato indietro, gli Oasis che pubblicano un singolo, chi consiglia di lasciare il college e dedicarsi alla propria startup, ma più di tutti la sensazione mi è arrivata fortissima passando tutti i giorni davanti l’asilo poco distante casa.

Fase 1 SE

Seconda edizione. Così mi piace chiamarla, perché io dal discorso di ieri ho capito veramente poco, ho colto tanta auto celebrazione — per 20 minuti abbondanti — e pochi passaggi significativi, utili a noi cittadini.Cosa cambia? Poco o nulla in realtà. Perché? Una visione del futuro non c’è, è un andare a tentativi, che ok ci può anche stare all’inizio, ma ora?Prendo in prestito le parole di Luca Sofri:

E potevamo aspettarci qualcosa di diverso? Come notano in questi giorni i commentatori in tutto il mondo, le classi dirigenti prodotte dal populismo e dall’indifferenza alle qualità umane e alle competenze stanno mostrando il loro mediocre valore e la loro inutilità nel momento del bisogno. E quelle prodotte da pigre e codarde reazioni progressiste al populismo, prive di progetti e ambizioni, mostrano al massimo qualche buona intenzione in più, e la stessa inettitudine.

Non potevamo aspettarci niente di diverso. I nodi, il pettine. La crisi non rende “migliori” sul piano delle capacità, della responsabilità, del coraggio, dell’intelligenza, della competenza: al massimo a momenti rende un po’ più buoni — alcuni — e quindi anche più indulgenti con le inadeguatezze altrui in tempi drammatici. Non è colpa loro, oggi: ma lo è stata ieri, loro e nostra, e ora ci teniamo questo, altro che Churchill.Non possiamo fare altrimenti, adesso, e collaboriamo con questo: ma c’è sempre un futuro e magari ricordiamocelo, che persone servono — e che persone non servono — a guidare un paese.

Siamo in guai grossi e il peggio deve ancora arrivare.

Written by Andrea Contino since 2009