The Batman

Ho qui davanti a me sulla scrivania una copia di GQ con in copertina Robert Pattinson. È biondo tinto, sembra il cantante dei Green Day, dei denti di metallo finti, mi ricorda forse di più The Joker.

In pieno contrasto con quanto visto ieri sera. Un nuovo reboot (ormai i film di Batman sono solo questo) e il suo debutto come protagonista in The Batman. Cerco di rimanere nel recinto delle produzioni cinematografiche dell'uomo pipistrello evitando di paragonare l'interpretazione di Robertino con quanto fece in Twilight, ma limitandomi a quanto visto.

Ci siamo. Pattinson interpreta egregiamente entrambi i ruoli. Dimostra di aver raggiunto un eccellenza di recitazione riuscendo a calarsi perfettamente sia nel ruolo di Batman che in quello di Wayne, che a differenza di Bale non è il mondano figlio di puttana amante della bella vita, belle macchine e belle donne. È spezzato dentro, rotto. Pattinson serba in sé la tristezza di una vita, quella di un orfano che ha assistito all’uccisione dei genitori e vive ogni secondo alla ricerca della verità sull’ accaduto, e la sfrutta a dovere sia quando si mostra come Bruce che come uomo pipistrello.

Ho apprezzato la fotografia di Greig Fraser con certe scelte stilistiche di inquadrature molto cupe e rigide che, combinate con l'utilizzo estremo della pioggia, ci ricorda tantissimo il Batman di Tim Burton. Una moltitudine di punti vista accomunati dal grido forte di Vendetta di cui tutti i personaggi sono impregnati. Giustizia popolare, giustizia sommaria, giustizia personale. Questo The Batman presta il fianco ai nostri tempi bui in cui tutti ci abbeveriamo alla fonte del riscatto a seguito di un torto subito.

In una Gotham City troppo simile a New York con accenni londinesi, questo Batman si muove all'interno di una purtroppo pessima colonna sonora. Mai incisiva, mai memorabile, mai soverchiante o in grado di aggiungere pathos a una delle qualsiasi scene, la reputo la parte peggiore di questo film.

Un film diligente, come dice Gianni Canova di cui riprendo qui le parole:

Benvenuto dunque anche aThe Batmandi Matt Reeves: male non fa e brutto non è. Ma da qui a dire che oscurerebbe perfino la trilogia di Christopher Nolan – come capita di leggere o di sentire – davvero ce ne corre.Nonostante l’ambizione di farne l’edizione “definitiva”, evidente fin dal titolo –The Batman, IL Batman, quasi a voler rivendicare il sigillo o il crisma dell’ortodossia filologica – il lavoro di Matt Reeves e dei suoi collaboratori è – mi sembra – niente più che pregevolmente diligente. Questo è l’aggettivo probabilmente più pertinente per definire sia la performance attoriale di un Robert Pattinson pseudo “emo” nel panni dell’uomo mascherato da pipistrello sia l’impianto della sceneggiatura, scritta di Reeves con Peter Craig.

Già. Il Batman di Reeves non è il migliore dei Batman possibili o esistenti. Gli scettri appartengono a Tim Burton e a Nolan per quanto mi riguarda. In questo esercizio di stile ad emergere potente è la figura stessa di Batman. Un eroe nazional popolare non necessariamente buono, ma giusto, ciò che serve oggi per riportare la luce in una Gotham colma di buio. E in questa alternanza tra chiaro scuri spicca un'epica scena del corridoio in cui le uniche fonti di luci sono i proiettili vaganti e ciò che accade in quell'intervallo di pochi secondi.

Mi piacerebbe tanto vedere un film in cui il Joker fosse interpretato dal magistrale Joaquin Phoenix, ma vista la scena conclusiva credo rimarrà soltanto un sogno. Peccato, perché in questo The Batman, oltre a una colonna sonora poco iconica, si sente terribilmente la mancanza di un villain con i contro cazzi. La scelta di rappresentare così l'Enigmista è una scelta debole, anche se facilmente riconducibile a tematiche d'attualità, che poco fa da contrappeso alla figura di Pattinson. Sia per l'attore scelto, sia per il carisma in grado di apportare al discorso filmico.

The Batman è un ottimo film, ma dal mio punto di vista non riuscirà a lasciare una così indelebile traccia come fatto dalla trilogia de Il Cavaliere Oscuro. Forse ingiusto metterli a paragone? Probabile, ma inevitabile. La vera conquista in questo caso è aver scoperto di avere finalmente un degno successore di Bale nel vestire i panni di un eroe comune e senza poteri se non quello della speranza.

★★★☆

Update: Aggiungo questa e questa reference riguardante i fumetti a cui il regista si è ispirato. Forse è il caso inizi anche io.

Un blog oggi ha ancora senso?

Per me come per Luca ancora sì.

Il blogging resta un esercizio valido allora come oggi. Un modo per esprimersi e condividere senza intermediari interessati o il dover aderire a regole decise da altri. Il prezzo da pagare è una frazione dell’attenzione che lo stesso esercizio avrebbe dentro i giardini recintati, ma la libertà non è mai stata a costo zero. Ogni scelta si paga, in un modo o in un altro. Continuerò a bloggare fino a che ne avrò voglia, anche fosse solo per esercitare il mio pensiero critico. Lo scopo non è la popolarità, di cui non me ne faccio nulla, ma l’esercizio della scrittura e del ragionamento.

Se hai un blog e lo hai negletto, ti invito fortemente a riconsiderarlocome uno spazio in cui esercitare il tuo pensiero, senza paura di essere letto e giudicato. Meglio sul tuo blog che in qualsiasi altro spazio sul web dove sei ospite di altri. Pensaci.

Ne usciremo migliori

Dicevamo così, un anno e mezzo fa, dopo i primi mesi di pandemia. Andrà tutto bene, ne uscirà un'Umanità migliore, abbagliati dai delfini nei canali di Venezia e da una spasmodica ricerca di felicità dopo una reclusione improvvisa e inattesa.

Sono passati esattamente 2 anni da quando scrissi per la prima volta di questo fastidioso virus. Ci ha stravolto la vita, ci ha diviso, ci ha trasformato forse per sempre e per generazioni. Sicuramente non rendendoci migliori, ma più incazzati, più problematici e violenti.

E ora alle soglie di una folle guerra mi fermo a domandarmi se tornerà mai il 2019. Celebro questi due anni ricordando che ancora c'è vita e c'è ancora modo e tempo per cambiare nel nostro piccolo il nostro stile di vita e quello di chi ci circonda.

Non voglio più perdermi l'occasione di farlo.

Un NFT non è, alla fine, altro che una copia?

È qualcosa a cui penso da un po'. Al di là di considerare, per il momento, tutto il mercato NFT nient'altro che una furbata, il post di Matt Birchler mi ha dato la giusta traduzione in parole del suddetto pensiero.

Un NFT non è altro che una copia di una copia di una copia? Traduco dal suo post.

Supponiamo che qualcuno pubblichi uno dei suoi file creati su Photoshop su un mercato NFT. Ha il file originale e vuole venderlo a un fan. Lo elenca su un mercato e potrebbe dover caricare il file sul mercato in modo che quando un cliente acquista l'opera, possa scaricare immediatamente il file per il quale ha pagato.

La questione è proprio questa. Chi originariamente ha caricato il file originale aveva un file che voleva vendere, e ora ci sono 3 file.

  • Il creatore ha l'originale
  • Il mercato ha una copia dell'originale
  • L'acquirente ha una copia della copia del mercato
  • Anche se si tratta di una vendita peer-to-peer e non ci sono intermediari, l'acquirente riceve comunque una copia del file del creatore, non l'originale.

L'unico modo in cui qualcuno potrebbe legittimamente acquistare il file originale è acquistare il computer su cui il creatore lo ha originato e archiviato.

Ora, se questo vuol dire che le molte versioni di un file non contano, allora bene, si tratta solo di avere una registrazione di te come proprietario del file (anche se ti mancano cose come il copyright o i diritti di distribuzione). È necessario però chiarire bene questo punto perché non è come acquistare un'opera fisica che viene trasferita da un creatore a un proprietario, o da un proprietario a un altro. Esiste solo 1 copia di quell'opera fisica, non differenti file.

Sia io che Matt ci sbagliamo? Non funziona così? Dove sta la vera unicità?

Microsoft acquista Activision Blizzard King

Stamattina ancora facevo fatica a credere alla bomba atomica sganciata ieri da Microsoft. Con la possibile acquisizione di Activision Blizzard King alla modica cifra di 70 miliardi di dollari, dico possibile perché sarà ufficiale soltanto entro il giugno 2023 quando ci sarà il benestare delle autorità di controllo antitrust, Microsoft fa un deciso passo verso il futuro dei contenuti videoludici.

Cosa questo significhi per gli sviluppatori indipendenti ce lo si inizia già a chiedere, al momento sembra a tutti un'operazione positiva di un'azienda che negli ultimi anni ha fatto uno sforzo enorme per ritornare ad essere competitiva con il brand Xbox e ci sta riuscendo molto bene. Le acquisizioni degli studi di sviluppo fatte e l'approccio utilizzato per far mantenerli indipendenti dandogli al tempo stesso la forza necessaria per emergere ha fatto dimenticare a tutti i passati infelici di Skype o Nokia.

Microsoft ha deciso di puntare su un colosso in grado di garantirgli revenue sia su game as a service, inserire nel Game Pass una libreria di titoli di tutto rispetto (che diventino esclusive non è dato sapere, anche se ci credo molto poco visto quando ci potranno guadagnare ad essere presenti su altre piattaforme), ma soprattutto iniziare a puntare al metaverso. Non un metaverso centralizzato, come ha detto il CEO nella conference call dedicata agli azionisti, ma portare tutte le IP proprietarie all'interno di tutti i metaversi esistenti e così, per forza di cose, farsi pagare per i contenuti digitali originali che Microsoft avrà a discapito degli altri.

Il videogioco è già un metaverso da diverso tempo, pensate a tutti i giochi di ruolo di massa online, si va in un mondo altro e si ripetono le stesse dinamiche della vita vera, talvolta godendo nel rompere le regole - GTA ne è l'esempio perfetto - talvolta per costruire mondi più perfetti di quello reale, leggasi alla voce Minecraft. In futuro lo sarà ancora di più e sicuramente avvantaggiarsi ora mettendo in cascina un bel po' di contenuti originali ha tutto il senso del mondo.

Ovvio, previa approvazione degli organi competenti. Non è stato mai così bello essere un videogiocatore.

Spostare le Newsletter a un Reader RSS

Tanti blogger della prima ora stanno migrando verso piattaforme di newsletter e da qualche anno ormai è un trend stabile. Io non mollo, non avrei la costanza di inviarla a una cadenza specifica e so già che lo sentirei come un lavoro più che un piacere.

Per alcuni lo è anche diventato, se si è particolarmente bravi si monetizza e parecchio. Ma oggi voglio parlarti di come invece noi avidi lettori sommersi già da mille mila iscrizioni abbiamo una certa difficoltà a districarci tra le centinaia di email che già quotidianamente ci arrivano, trovando spesso complesso dedicare il giusto momento alla lettura di newsletter.

A volte capita che per sbaglio ci passi sopra e ti dimentichi di ri-settarla su "leggi più tardi" e te la perdi o semplicemente la cancelli e magari c'era il contenuto della vita. Oppure semplicemente passi ad altro e finiscono in fondo al listone della inbox senza mai ritornare in superficie. Insomma, già riceviamo un milione di email al giorno, se anche quello che dovrebbe essere un passatempo finisce per essere accumunato a un'attività spesso associata allo stress, bisogna trovare un rimedio.

Ho deciso di dare un taglio netto alle newsletter in arrivo al mio indirizzo di posta anche per un altro motivo, possibili data breach. Ho già un'indirizzo email dedicato a tutto ciò che riguarda il mondo iscrizioni online, ma evito quanto mi è più possibile di lasciarlo a terze parti in modo da non consentirgli in primo luogo di iscrivermi contro la mia volontà ad altre operazioni di marketing, secondo di evitare che il mio indirizzo email possa finire nelle mani sbagliate.

Arriviamo al dunque, ho cancellato tutte le iscrizioni alle newsletter alle quali ero abbonato con il mio indirizzo email principale e le ho spostate tutte su Feedly.

Sì perché Feedly permette da poco di trattare una newsletter come se fosse un feed RSS, grazie a Luca che me lo ha ricordato. Genera un indirizzo email fittizio da dare in pasto alla vostra newsletter preferita come iscrizione e successivamente vi dà la possibilità di categorizzarle come un qualsiasi altro flusso di Feed che seguite abitualmente.

Parecchio comodo, decido io quando andare a leggerle e non ho paura di perdermi neanche un numero delle pubblicazioni passate. Così come posso stare tranquillo di non dovermi preoccupare che il mio indirizzo email vada in giro per la Rete oppure venga utilizzato per spammarmi promozioni inutili.

Semplice e veloce. Avete qualche imperdibile newsletter da suggerirmi nel frattempo?

Troppo di tutto

L'altro giorno mi sono imbattuto in questo tweet. Caro amico non ti conosco, ma quanto scrivi è di una semplicità e verità imbarazzanti.

È facile che l'abbondanza donataci dalle varie code lunghe accessibili grazie a Internet e alle innumerevoli piattaforme ci sopraffaccia lasciandoci sperduti su cosa fare la sera dopo cena. Continuo con l'episodio della serie TV lasciata a metà? Vado avanti con la campagna di Halo Infinite o leggo qualche pagina dell'ultimo romanzo di King direttamente dal letto?

È il male del nostro Tempo quello di non avere tempo. O forse abbiamo troppo con cui riempirlo, il troppo sgomitante in cerca della nostra attenzione in un numero di ore che è sempre, e da sempre, lo stesso. Il primo competitor di Netflix? Il sonno, tanto per dire.

E quindi che fare? Lascia stare tutte le liste online, i sedicenti guru dell'ovvio che sanno solo consigliarti di fare decluttering, disinstallare le app dal tuo telefonino, allontanarti dal digitale il più possibile per vivere una piena vita analogica. Io penso che le poche regole di base siano due, fare ciò che ti pare del tuo tempo per apprendere il più possibile alimentando al tempo stesso le tue passioni godendoti la vita, e la seconda di non portare mai uno schermo che non sia un televisore dentro la tua camera da letto, facendo altrimenti distruggeresti il tuo sonno.

Basta. È il solo modo che ho trovato io per contrastare questo bagno culturale nel quale è facile annegare, ma se ti abbandoni e ti lasci cullare "facendo il morto", galleggi alla grande e anche se ti perdi qualche pezzo per strada non succede nulla. Ma soprattutto non importerà a nessuno.

Finalmente Fibra!

Questo post è il compimento di un percorso lungo anni, fatto di attese più o meno infinite e una personale crociata per far uscire uno dei paesi all'estrema periferia milanese (Gessate nello specifico) dal medioevo tecnologico.

Immergiamoci.

Questo paese non ha mai avuto una connessione a banda larga. Né FTTC né tantomeno FTTH. L'ultimo di quest'area est della provincia di Milano a non averla. In effetti ricordo molto bene alcune ricerche fatte nel 2017 e sulla mappa di espansione della fibra Gessate risultava un buco nero in un mare di connessioni ultra veloci. Poi, appunto, nel 2017 ultimo anno della precedente amministrazione cittadina qualcosa si muove:

Incredibile! Qualcosa finalmente si era mosso e soprattutto direttamente in FTTH. Il progetto rientrava nello sforzo da parte di Open Fiber di andare a coprire quelle aree di totale disinteresse da parte di operatori privati e garantire così ai cittadini un accesso decente alla Rete.

Da quel momento ho iniziato a monitorare la situazione per le strade del paese, aspettandomi scavi, pose dei cavi, ma niente. Poi ad aprile 2018 finalmente un nuovo post di aggiornamento.

Dopo di che di nuovo silenzio. L'area individuata per la costruzione del PCN, ovvero una specie di piccolo container dove arriva la fibra portante anche per le aree limitrofe, ha effettivamente visto la luce con i lavori conclusisi dopo circa 1 anno. Un'attesa molto lunga durante la quale non solo è cambiata l'amministrazione comunale, ma ai cittadini non sono state date più notizie certe.

A quel punto con altri cittadini scontenti abbiamo formato un comitato, il nome fa un po' ridere perché ricorda una lista civica che non otterrebbe mai più di 100 voti, ma fa niente. Gessate per la fibra ha iniziato a mandare un po' di PEC, a presenziare ai consigli comunali, a chiedere incontri sia all'ufficio tecnico che al sindaco. Da qui siamo riusciti a risalire a una situazione di totale paradosso. Open Fiber ha interrotto il "cablaggio" della cittadina in FTTH, limitandosi soltanto a 75 unità abitative meglio identificate come le cascine, in quanto si è manifestato l'interesse di un'azienda privata a prendere in mano la situazione, ma portando la FTTC e non la promessa FTTH.

Fortunatamente l'amministrazione attuale ha preso a cuore la situazione prodigandosi con tutti gli enti preposti a chiarire la situazione, ma soprattutto a tenere nel limite del possibile sempre aggiornati i cittadini, creando addirittura un Google Doc con riassunta la situazione. Riporto qui uno stralcio che riassume ciò che accadde dal 2019 in avanti:

Il progetto differisce da quello inizialmente inviato via PEC al Comune nel 2017 (che prevedeva connessione in FTTH al 95% del territorio). Il comune ha per questo inviato il 09/11/2019 una PEC ad Infratel, Regione Lombardia ed Open Fiber notificando tale difformità: la risposta è stata che la ragione di tale cambiamento è stata la manifestazione di interesse di intervento da parte di un operatore privato che comporta l'impossibilità di intervento con finanziamenti pubblici (“consultazione aree grigie e nere 2019 relativamente al Comune di Gessate: la copertura viene confermata dallo stesso operatore del 2017, spostando però al 2021 l’avvio dell’intervento”).

Oltre alla PEC, da subito ci siamo attivati contattando ripetutamente sia in via informale che in via formale Open Fiber, Regione Lombardia e Infratel per capire se ci fosse la possibilità di completare/estendere il progetto fatto.

Durante l’ultimo incontro con tutti e 3 gli attori del progetto BUL (Regione Lombardia, Infratel e Open Fiber), avvenuto il 27 marzo via teleconferenza, si èsancito in via definitiva che:

Il Comune ha terminato il suo ruolo limitato nel sottoscrivere la convenzione BUL e dando in seguito l’approvazione alla realizzazione dei lavori (primavera 2019);

Il progetto è concluso (collaudo effettuato in autunno) e i 3 attori hanno ribadito che non verrà esteso;

Le dorsali posate da Open Fiber potranno essere date in concessione ad operatori privati;

Il piano di sviluppo degli operatori privati prevede una copertura in BUL entro fine 2021;

E’ iniziato da parte di Infratel il progetto di finanziamento per la copertura di aree grigie tramite voucher alle aziende private.

In conclusione: i lavori sono terminati e non sono possibili modifiche nell’immediato. La novità riguarda la possibilità di utilizzo della rete di open fiber da parte degli operatori privati, che potranno proporre soluzioni differenti (FTTC, FTTH etc.). Al momento gli operatori privati propongono connessioni BUL in FWA, basata su antenne 4G, che viaggia fino a 30 MB/s.

Insomma, a fine 2019 il comune comunica che più di così non può fare e si toglie di mezzo sostanzialmente come attore attivo della cosa. Nel frattempo, nemmeno me lo sentissi che saremmo rimasti chiusi in casa per 4 mesi nel 2020, decido che una situazione a 7 Mb di velocità era diventata insostenibile. Mi attrezzo nel novembre 2019 con un modem 4G e un piano di connessione Flat molto costoso con Lundax. Per tutto il 2020 ho navigato molto bene, toccando a volte picchi di 100Mb e spendendo uno sproposito, ma quanto meno mi ha consentito di fare smart working e di non subire una penalizzazione lavorativamente parlando.

Tra la fine 2020 e inizio 2021 TIM decide che fosse arrivato il momento di iniziare i lavori per la FTTC. Una soluzione palliativa misto rame ma che quantomeno mi avrebbe permesso di dimezzare la spesa per Internet e avere una linea decorosa. Niente di più falso il secondo punto. Nonostante i 200Mb dichiarati dal commerciale TIM la distanza dall'armadio (ca. 700mt) abbatte la velocità a 30Mb.

Ok, sempre meglio che 7 mi dico. E da un annetto a questa parte navighiamo così. Nel frattempo qualcosa si muove a livello europeo e di governo italiano. Pare ci siano finalmente i fondi e le buone intenzioni per poter consentire alle aree bianche di uscire da una situazione complessa e consentire di abbracciare quel nuovo mondo del lavoro (ma non solo) che le conseguenze della pandemia ha portato con sé. E nel luglio del 2021 una nuova comunicazione da parte del comune insieme a Fibercop:

Ancora stento a crederci oggi. Da settembre 2021 con la nostra piccola associazione ci siamo scambiati consigli e pareri, abbiamo seguito i lavori di posa nelle varie palazzine e quelli in strada non mollando di un 1 cm.

Da qualche giorno finalmente è possibile attivare la FTTH per una prima parte di paese, saranno 2000 le unità abitative complessivamente toccate dai lavori che verranno ultimati nel 2022 stando alle informazioni qui riportate. Ma ovviamente l'attesa non è finita qui. Ho attivato la richiesta per l'upgrade di linea il 27 dicembre, fissando un appuntamento per il 5 di gennaio.

Il 5 gennaio si è presentato un tecnico TIM che appena ha visto che la centralina Fibercop era installata nel sottoscala del pianerottolo della palazzina affianco ha preso armi e bagagli e se l'è data a gambe dicendo sostanzialmente che lui non era in grado di fare l'impianto e che sarebbe servita una squadra esterna. Vengo ricontattato subito da chi gestisce gli appuntamenti e riprogrammata l'installazione per il 7 gennaio. Nella più classica delle tragicommedie vengo chiamato mentre ero in attesa del tecnico sentendomi dire che quest'ultimo si è infortunato sul lavoro. Stento a crederci perché è la stessa scusa data a un altro cittadino abitante nella mia stessa via a cui è arrivata al mattino la stessa telefonata, a me hanno dovuto attendere le 16 per avvisarmi. Tuttavia qualche ora dopo mi ricontattano dicendo che questa mattina alle 8.30 il tecnico sarebbe stato da me.

Dopo circa 3 ore e una ventina di metri di cavo, miracolo a Gessate:

Fluxes #17: Novax Djokovic e Wordle

🎾 Della vicenda di Djokovic, che badate bene non è ancora finita fino a lunedì, non critico tanto il libero arbitrio del giocatore. La scelta di vaccinarsi o meno sono affari suoi. Lo sono meno se mettono a repentaglio la salute degli altri, ma soprattutto c'è il tentativo di essere sopra la legge utilizzando la giustificazione dei meriti sportivi. Benché per quel che mi riguarda si dovrebbe procedere a un obbligo vaccinale esteso, mi interessa di più il comportamento eccellente dell'Australia.

In primis sarebbe bello scoprire chi gli abbia rilasciato questo benedetto permesso e messo su un aeroplano senza la documentazione valida per poter fare il suo ingresso in un Paese dove vigono certe regole. Seconda riflessione, nemmeno il più forte giocatore al mondo e tutto il carrozzone di soldi che porta con sé può essere al di sopra delle regole. E l'Australia ha dimostrato la sua integrità. Secondo voi cosa sarebbe successo se si fosse presentata la medesima situazione qui da noi in Italia? Ecco, mi auguro soltanto che con il ricorso in atto non si giunga ai soliti tarallucci e vino.

🆎 La storia che sta dietro al puzzle game Worlde è troppo tenera. Già il fatto che il suo creatore si chiama Wardle mi ha mandato fuori di testa, ma leggendo questa intervista sul Times si viene a sapere che è stato creato per la sua compagna e per il loro puro divertimento. L'1 novembre 2021 aveva soltanto 90 giocatori quotidiani, un mese dopo oltre 300.000, oggi si è diffuso a macchia d'olio in tutto il mondo. La sua bellezza sta nella sua semplicità, non ci sono pubblicità, non ci sono link, c'è solo il gioco e la possibilità di condividere i propri risultati. La scarsità di giocabilità limitata a un tentativo al giorno è proprio la chiave del suo successo, sì crea un'abitudine e non una dipendenza. Le parole con 5 lettere in inglese sono circa 12.000, ma il suo creatore si è limitato a utilizzarne soltanto 2.500, le più comuni, per circa 6 anni dovremmo essere a posto in termini di longevità. Vediamo se sarà soltanto uno dei tanti meteoriti di Internet.

Matrix Resurrections. Tutte le risposte.

Ripiombare nell’universo di Matrix dopo quasi vent’anni fa un certo effetto. Soprattutto se sembra che tutti questi anni non siano minimamente passati. The Matrix, il primo originale film del 1999, sembra più attuale che mai e ancora non subisce deterioramenti.

Un paio di sere fa, rigorosamente in Sala Energia, ho visto Matrix Resurrection, il quarto capitolo della serie. Sono uscito dopo 2 ore e 20 con tante domande sulla trama del film e sulle scelte fatte da Lana Wachowski per provare a non scadere nel banale e nel ridicolo come tante operazioni di questo tipo finiscono per essere. El Camino tanto per citarne uno. Penso sia un'operazione riuscita nel complesso, è un film con un senso di esistere che porta con sé ancora una volta un grosso carico di tematiche tutte da snocciolare e impossibili da definire con una visione sola della pellicola. Un'aggiornamento delle tematiche del film originale ai nostri tempi. Dal far diventare la terapia psicologia una moda pop, al controllo costante delle nostre vite, alla ricerca insistente di voler umanizzare le macchine, senza contare il perenne senso di illusione.

Il metaverso e tutte le sue implicazioni. Il problema sempre più opprimente di provare a discernere ciò che è reale dalla finzione. Raccogliere i frammenti di concreto sparsi per il nostro cervello e provare a metterli insieme con l'unico collante vero in modo perenne: l'amore.

Non ho capito molto bene come il nuovo Morpheus possa essere stato creato dal subconscio di Thomas Anderson e nella sua nuova forma di macchina abbia aiutato Bugs a riportare Neo nel mondo reale fuori da Matrix, ma per il resto tutta la trama mi è apparsa sostanzialmente chiara. Il nuovo agente Smith è la nemesi perfetta di Neo, esiste solo se anche lui esiste, così come Trinity può essere considerata il nuovo eletto insieme a Neo, visto che come detto nei precedenti film ad ogni nuova versione di Matrix c'è sempre un nuovo eletto a cui affidarsi.

Penso nessuno abbia sentito l'opprimente bisogno di ripiombare nell'universo di Matrix dopo così tanto tempo, eppure mi è sembrato di una naturalezza disarmante esserci dentro di nuovo, quasi come a dire che Resurrections non è un film necessario ma il film di cui i fan della saga avevano bisogno.

Un nuovo tentativo di risvegliare le coscienze su ciò che sta accadendo alla nostra contemporaneità. Mettere in bocca alla versione anziana del Merovingio parole nostalgiche della versione precedente di Matrix, fatta di eleganza e principi demonizzando persino il Metaverso di Facebook, è un tentativo non troppo velato di farci capire come in realtà il primo film della serie fosse stato premonitore di un distaccamento sempre più impellente delle nostre menti dalla realtà, mediata dai social network e dai mondi terzi creati per noi per alleviare le sofferenze di una vita che non ci basta più.

Non ho amato particolarmente la parte finale della seconda parte del film. Le scene in cui i bot cercano di eliminare Neo e Trinity mi hanno ricordato un mix tra The Walking Dead e un film di super eroi della Marvel. Davvero non necessario prolungarla tanto ai fini del racconto. Come detto uscito dalla sala mi restano ancora tante domande irrisolte, dal capire meglio il nuovo agente Smith al ruolo di Sati e perciò non vedo l'ora di rivederlo per prestare maggiore attenzione a questi dettagli utili a un umile fan della saga.

Sono certo che questa quarta uscita della serie non cambierà la nostra cultura come fece la prima - qui il Post fa un eccellente lavoro di ricostruzione - tuttavia ha delle argomentazioni solide dalla sua per accendere discussioni su quello che sta succedendo alla nostra contemporaneità, puntando forte l'accento sulla nostra sempre più precaria percezione della realtà e sullo sforzo che siamo chiamati a fare per restare ancorati alle nostre emozioni invece che cedere necessariamente il passo al rifugio perfetto di una tecnologia onnipresente.

★★★☆

Written by Andrea Contino since 2009